SILVIA BARDI
Cosa Fare

La storia del dialetto aretino di Nocentini apre l'anno dell'Accademia Petrarca

Presentazione del libro dello studioso aretino e Accademico della Crusca fra curiosità e ricerca venerdì 21 febbraio a Casa Petrarca

Alberto Nocentini

Arezzo 21 febbraio 2020 - In Toscana si parla la lingua italiana. Una lingua che potremmo dire "di strada" , sopravvissuta nei secoli, legata al territorio, patrimonio di tutti a differenza della lingua scritta, letteraria, aristocratica, parlata dalle élite scolarizzate. Infatti il toscano non veniva considerato un dialetto proprio per la sua somiglianza con l’italiani colto, di cui, peraltro, è la fonte. I padri di questa lingua sono Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Guicciardini che fecero della lingua toscana la lingua letteraria. Non è un caso, dunque, che con l’unificazione dell’Italia il toscano  fu scelto come lingua ufficiale. E non è un caso che Manzoni per la seconda riscrittura dei Promessi Sposi venne “a sciacquare i panni in Arno”. E alla nostra lingua, al dialetto aretino, è stato affidato il compito di aprire il nuovo anno accademico dell’Accademia Petrarca venerdì 21 febbraio, alle 17,30, a Casa Petrarca in via dell’Orto 28 ad Arezzo.

Nell’occasione verrà presentato il volume “Saggi aretini. Anatomia di un dialetto” (Cesati Editore, Firenze 2019) di Alberto Nocentini, Accademico della Crusca e già docente di glottologia all’Università di Firenze. Interverranno Antonio Batinti, segretario generale dell’Accademia Petrarca e già docente di fonetica e fonologia della lingua italiana nell’Università per stranieri di Perugia. Questo libro, promosso dall’Accademia Petrarca e curato da Luca Pesini e Alessandro Parenti, è un omaggio all’autore, aretino, per i suoi settantacinque anni e contiene ventiquattro contributi pubblicati tra il 1985 e il 2019, oltre a un inedito. Oltre a questi saggi, Nocentini ha dedicato al dialetto di Arezzo e del suo territorio altri studi come quelli sul Vocabolario aretino di Francesco Redi”, sui dialetti del Casentino e sulle “Stanze di Cecco del Pulito”, poemetto sull’amore rusticale in dialetto aretino del canonico Pollastra. Nocentini legge i fatti anche sotto un profilo storico, antropologico ed etnologico, analizzando fonetica, morfologia, sintassi, lessico. L’opera offre saggi storici, studi teorici, studi lessicali, ricerche etimologiche, saggi di toponomastica. Sarà un’occasione, fra l’altro, per soddisfare la curiosità sull’origine di alcune parole aretine come “sguintro”, “sirca”, “sgualdregna”, “maràmpeco”, “zùppelo”, “schisciare”, “struffare”, e molte molte altre.