Occupazione femminile in picchiata

In Lombardia è scesa dal 63,8 al 58,2% causa pandemia. E una su due teme ancora di perdere il posto

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di Simona Ballatore

Peggiora (ancora) la condizione economica delle donne: "La loro uscita dal mondo del lavoro a causa del Covid corrisponde a una perdita che può essere quantificata tra i sette e gli otto miliardi di euro, ovvero al 20 – 22% della perdita del Pil nazionale". È l’analisi della Ong WeWorld in collaborazione con l’Università di Bergamo. A fotografare la situazione è il Rapporto “Mai più invisibili: donne, bambine e bambini ai tempi del Covid-19 in Italia”. Anche la Lombardia, che vantava un’occupazione femminile ben più alta rispetto ad altre regioni, in un solo anno ha “bruciato” 5 punti percentuali: dal 2020 al 2021 il tasso di occupazione femminile è infatti passato da 63.8% a 58,2%. "Se la situazione era già critica prima della pandemia, il Covid ha acuito le disuguaglianze – sottolinea Elena Caneva, coordinatrice del centro studi di WeWorld –. Oltre al rapporto “Mai più invisibili”, abbiamo condotto due sondaggi di opinione insieme a Ipsos su un campione rappresentativo per capire quale fosse la percezione: una donna su due ha paura di perdere il lavoro. A temere maggiormente sono le più giovani, con contratti precari, e le donne occupate con figli piccoli, che sono state sovraccaricate dal lavoro famigliare, ancora di più con la didattica a distanza".

Gli indicatori di WeWorld - il primo strumento che misura contestualmente le condizione di donne e bambini, interconnessi - sono 40 e permettono di stilare una classifica delle regioni più inclusive dal punto di vista economico, sociale ed educativo. La Lombardia si piazza al quinto posto: 6 politico. "È nella parte alta - spiega la coordinatrice - ma nel gruppo della “sufficiente inclusione“, non raggiunge la “buona inclusione“. Fa bene, ma resta distante 4,3 punti dalla prima in classifica: il Friuli Venezia Giulia. Si smentisce un po’ l’idea della regione ricca e virtuosa. È stata fra quelle più colpite dalla pandemia e questo ha influito anche sulla condizione femminile e della popolazione under 18".

Oltre al calo del tasso di occupazione evidenziato, sono ancora poche le donne imprenditrici: si colloca al 19esimo posto per questo indicatore ed è fanalino di coda anche per numero di lombarde presenti in Parlamento. "Un dato soggetto a variazioni annuali, ma è la fotografia di questo momento della partecipazione politica femminile – precisa Caneva –. Per quanto riguarda il dato sull’imprenditorialità, ci sono molte ipotesi in corso, dalla maggior propensione a tentare di creare qualcosa in proprio in altre regioni anche del sud, in mancanza di sbocchi occupazionali, agli incentivi. Ma è un dato oggetto di studio".

Altro capitolo che desta preoccupazione riguarda i bambini. "Invisibili come non mai – sottolinea la responsabile della ricerca –. La Dad per certi versi ha fallito e i tassi di dispersione scolastica sono allarmanti rispetto alla media europea. Avremmo dovuto ridurli almeno al 10%, come ci chiedeva l’Europa da tempo, ma ci sono regioni che arrivano a sfiorare il 20%. E la Lombardia si colloca a metà classifica". È al 12esimo posto. Anche il rischio per i bambini di cadere nella povertà educativa è elevato. Sotto la lente, fra gli indicatori, c’è anche il “capitale umano“ che gravita attorno al bambino: la Lombardia è 11esima per 25-64enni che hanno al più la terza media. "Alla luce dei dati contenuti nel rapporto, abbiamo avanzato una serie di proposte politiche destinate a donne e bambini – concludono da WeWorld – . È il momento di agire, in modo tempestivo, per invertire la rotta".