Carla Fracci: leggera come una farfalla. Un'icona nel suo "total white"

Carla Fracci era ben salda nelle sue radici milanesi e lombarde: nella maison di Gattinoni ancora ricordano quando conversava in dialetto con Fernanda

Carla Fracci

"Indimenticabile il ricordo di

Carla Fracci nell’atelier Gattinoni di via Toscana. Era venuta a provare degli abiti che avevamo espressamente creato per lei, di lino bianco a balze. Leggerissima, un fuscello. Ricordo che mentre indossava i nostri capi accennava sempre dei passi di danza". Con queste parole la ricorda Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni. Quella "leggerezza" era il suo tratto distintivo, l’eleganza nel portamento, nei modi. I capi "total white", che riempivano il suo guardaroba, hanno fatto di lei una vera icona di stile, riconoscibile in ogni latitudine.

Carla era salda anche nelle sue radici, nelle sue convinzioni. Come quando difese i tranvieri, lei che era figlia di un tranviere, durante gli scioperi durissimi del 2003, e i milanesi compresero e solidarizzarono, dopo il suo intervento, con i lavoratori. "Addio tranvierina, i tranvieri ti ringraziano", ha scritto in un manifesto l’associazione dei lavoratori Cobas.

L’attaccamento anche alla sua terra: ricorda ancora Dominella che "erano gli anni ‘90 e con noi c’era ancora Fernanda Gattinoni. Entrambe lombarde, cominciarono a conversare in dialetto". "La Lombardia piange Carla Fracci, una sua figlia illustre, che ha regalato prestigio al nostro territorio, rappresentandone l’identità culturale e la tradizione artistica. Addio all’immortale Carla Fracci, figlia di un tranviere della vecchia Milano" ricorda l’assessore regionale alla Cultura, Stefano Bruno Galli. "Addio alla farfalla che volava sul palco, la donna che teneva i piedi ben saldati per terra... Oggi purtroppo salutiamo un’artista unica, divina, ma anche una persona che ha dato tanto alla cultura e al sociale, che ha amato la sua Milano e ne è stata un simbolo nel mondo". "Fracci era e resterà per sempre la nostra Signora della danza, una grande donna capace di incarnare in quel suo corpo minuto e leggiadro, la poesia e assieme la forza del talento autenticamente italiano" ha dichiarato Elisabetta Casellati, presidente del Senato.

Con lei, sono le dichiarazioni all’unisono, si "chiude un’era". Con "Carla Fracci si chiude il periodo delle divine, anni che non torneranno più. Dopo Maja Pliseteskaya, Maximova, Yvette Chauviré... anche lei ci ha lasciato. Carla era l’incarnazione della danza classica e romantica, di Giulietta, di Giselle.

Carla era irripetibile", ripete sconosolato il danzatore russo Vladimir Derevianko, più volte partner della Fracci. E Roberto Bolle accenna alla magia di un suo primo ballo con lei e aggiunge: "Buon viaggio Carla. Grazie per aver ispirato generazioni di ballerini e ballerine, per aver portato la danza italiana ai vertici della danza mondiale, e averla fatta entrare nelle case e nei cuori di milioni di italiani che mai si sarebbero avvicinati a quest’arte. Grazie per la dedizione, la passione, gli insegnamenti. Ci mancherai…". E Loredana Bertè che cantava “Non Sono una signora“ e ha avuto l’onore di lavorare con lei, conserva un vivissimo ricordo: "Di lei ricordo rigore, disciplina e poesia pura. Vicino a lei mi sentivo piccolissima. Un’esperienza indimenticabile come la sua danza".

Stefania Consenti