Marcia sul Comune: i pescatori in stato di agitazione

Ma forse i lavori chiesti dall’Asl saranno fatti

Il mercato

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Viareggio, 19 ottobre 2016 - «LA STORIA di Viareggio per secoli è stata di quattrocento. Vivevano di una pesca rudimentale, fatta con barche leggere, reti tessute in casa dalle donne». La storia che racconta Mario Tobino è la nostra storia. La stessa che «da anni ormai viene calpestata, derisa, ignorata»; batte i pugni sul tavolo Alessandra Malfatti. E’ questa giovane donna, oggi, a tenere il timone della flotta pescherecci della marina viareggina in mezzo alla bufera. E che stamani guiderà la protesta dei pescatori, che alle 8 si ritroveranno alla banchina Natino. Non per uscire in mare, ma per marciare fino al Comune dove si riuniranno alle 10.30 per annunciare lo stato di agitazione.

LA CHIUSURA del marcato ittico, imposta dall’Asl lunedì mattina, mette in discussione tutto ciò che la Cittadella della Pesca, di cui Alessandra è presidente e che riunisce le 6 cooperative della pesca con le sue 23 aziende, ha tentato di costruire negli anni: «Per difendere il lavoro e la dignità dei pescatori» dice. Che non sono più «i 400». Sono 40 le barche per la pesca a strascico, e 60 (100 in alta stagione) quelle dedicate alla piccola pesca. «E dietro – racconta Alessandra – ci sono almeno 150 lavoratori, tra quelli di bordo e quelli di terra, che con le loro famiglie pagheranno il prezzo di questo disastro». L’Asl, con la chiusura del mercato arrivata dopo svariate segnalazioni al Comune cadute nel vuoto, ha dettato due condizioni: «O traslochiamo con i nostri prodotti a Livorno, o vendiamo direttamente ai commercianti». E in entrambi i casi a rimetterci saranno quelle anime che si dannano ogni notte, e per 20 ore al giorno, con la speranza di riempire le reti. Se non per tirare a campare, almeno quel tanto che basta a ripagarsi il carburante per l’uscita. «Il meccanismo dell’asta – spiega infatti la presidentessa della Cittadella – era l’unica possibilità che avevamo per tirare il prezzo del pescato a livelli accettabili; vendendo direttamente ai commercianti il rapporto si sbilancia. I pescatori si ritroverebbero nella condizione di svendere un’intera bordata, con l’unica alternativa di buttare via tutto» L’altra possibilità è trasferire tutto al mercato ittico di Livorno. La Cittadella ha già preso contatti con la cooperativa che lo gestisce, «fatta di pescatori – aggiunge ancora Alessandra –. Lavoratori come noi che ci hanno sempre dimostrato grande solidarietà». Solidarietà concreta. Ma per il trasporto delle cassette la Cittadella dovrebbe noleggiarsi un furgone, accollandosi altre spese. Una situazione che rischia di mandare a fondo un intero comparto. Ieri mattina Malfatti è stata ricevuta in Comune, «mi hanno detto che faranno il possibile per trovare una soluzione . Ma fino a quando non vedrò, non posso credere». «L’amministrazione commissariale ha già parlato con il ragioniere capo, e dovrebbero aver trovato i 5mila euro che servono per accendere le celle frigorifere e i 1.200 euro per rimettere in moto la macchina del ghiaccio»; condizioni indispensabili per ottenere la riapertura del mercato. «Durante il colloquio è emerso anche che il subcomissario Vicari, in seguito alle segnalazioni dell’Asl, il 18 agosto aveva chiesto agli uffici comunali di provvedere alla messa a norma della struttura. Ma niente, da allora, è stato fatto».