"La campana sarà pulita e restaurata. E la ‘sorella’ più piccola è al sicuro"

Immediato intervento di Martina dopo la denuncia della «Nazione»

La campana fusa da Azzi nel 1690

La campana fusa da Azzi nel 1690

Viareggio, 5 febbraio 2016 - Incredibile ma vero: ieri mattina, appena letta «La Nazione», l’assessore alla cultura Rossella Martina è corsa a Palazzo delle Muse e ha fatto spostare in posizione più decorosa la campana del 1691. «Anche gli impiegati avevano letto il giornale, ma la campana era ancora legata alla maniglia della porta», ha raccontato l’assessore. Modi nuovi, quelli di Martina: specialmente rispetto a qualche predecessore che, ad ogni segnalazione a mezzo stampa, faceva spallucce e lasciava correre.

«MI sono risentita perché io non sapevo nulla, ma chi lavora a Palazzo delle Muse aveva letto la storia sul giornale, e come nulla fosse aveva lasciato la campana legata come ferma porta – spiega Martina – Allora l’ho fatta rimuovere sotto la pittura murale che c’è all’ingresso, un pregevole lavoro del pittore fiorentino Umberto Bargellini del 1929. Pensare che davanti all’affresco c’era la macchinetta del caffè. Roba da non credere. La macchinetta è stata spostata nell’anticamera della biblioteca, da dove ho fatto togliere un inutile bancone. Adesso quella campana si trova all’ingresso di Palazzo delle Muse, insieme alla statua di Viani. Una collocazione che mi sembra decisamente più adeguata e decorosa».

La campana di bronzo era stata fusa nel 1690 dall’artigiano Francesco Azzi, per incarico del governo di Lucca, che l’anno seguente la fece collocare in cima alla Torre Matilde dove rimase per 250 anni. In quel lungo periodo i rintocchi segnarono le ore ma anche gli eventi importanti e gli allarmi per la popolazione di Viareggio, come durante le sommosse contro l’invasione delle truppe napoleoniche. Rimossa insieme alla gemellina più piccola, una seconda campana che si credeva perduta, la campana di Azzi era finita nel dimenticatoio e successivamente tra le scartoffie del Centro documentario storico. «E al Centro documentario – assicura l’assessore Martina – si trova ancora la campana più piccola. Non è andata perduta. E’ rimasta lì perché, essendo maneggevole, sarebbe stato imprudente esporla senza sorveglianza dal momento che chiunque avrebbe potuto portarla via». La sorella maggiore invece era ben protetta: legata saldamente alla maniglia di una porta. Come ha scoperto l’architetto Giovanni Fornaciari, autore della segnalazione. E questo nonostante il fatto che lo storico Francesco Bergamini, a suo tempo, avesse fatto collocare la campana di Azzi alla Biblioteca comunale proprio per preservarla dall’incuria.

«MA non sarà più così – promette Martina – Intanto l’abbiamo già spostata davanti all’affresco, appoggiata su un pannello di moquette. Poi la faremo ripulire, e per questo vogliamo sentire wualche restauratore. E verrà preparata una targa con le informazioni e la storia del cimelio». Se il comune intende fare 30, si sforzi e arrivi a 31: perché non esporre, in futuro, la campana ripulita su un bel basamento di marmo, pietra o granito?