Una «voce» perugina al Giro d’Italia. Dalla moto vi parla Antonello Brughini

Giornalista esperto, un passato a La Nazione. ‘Grande emozione’

Il giornalista perugino Antonello Brughini seguirà il Giro ciclistico d’Italia

Il giornalista perugino Antonello Brughini seguirà il Giro ciclistico d’Italia

Perugia, 30 aprile 2015 - Un umbro al Giro d’Italia. Non per conquistare la maglia rosa, ma per soddisfare le attese di milioni di radioascoltatori che, superando le ferite inferte da un ciclismo talora «inquinato», amano sempre il fascino delle due ruote. Antonello Brughini, 53 anni, voce di primo livello di «Tutto il calcio minuto per minuto» (e della pallavolo), esordisce fra pochi giorni nelle radiocronache dal Giro. Sarà (assieme a Massimo Ghirotto) il ‘motociclista’ della trasmissione coordinata da Emanuele Dotto e Giovanni Scaramozzino. Corona un sogno: «Da anni tenevo chiusa nel cuore la speranza di seguire da vicino una competizione che mi ha conquistato fin da quando, ancora bambino, mi emozionavo per Gimondi e Merckx, Moser e Saronni».

Il giornalista perugino viene dalla carta stampata. Ha cominciato a scrivere del Valfabbrica calcio: pochi mesi con Il Messaggero, poi, per dieci anni, (cronaca a tutto tondo) con il nostro giornale. Anche collegamenti-radio dai campi minori dell’Umbria per tenere la scena della trasmissione gestita da uno dei nostri, Angelo Marinangeli. Non dimentica: «A fianco dei colleghi de La Nazione ho imparato il mestiere, ho ‘rubato’ ai più esperti la voglia della notizia e il rispetto per il lettore. Mai lo scoop fragile, sempre il gusto del raccontare notizie verificate. Quegli insegnamenti me li porto dietro nelle radiocronache: non c’è bisogno di berciare per informare in modo serio». E il salto alla Rai? «Ho cominciato nel 1997, seguendo da bordo campo le partite di Perugia in A e Ternana in B. Il crollo della dirigenza del Grifo ha stroncato ogni mia illusione.

E per un paio d’anni ho fatto il redattore regionale. Un giorno, nel 2008, la telefonata di Riccardo Cucchi, capo di «Tutto il calcio». «Te la senti di andare a Rimini per la gara con il Bari?». Dissi ‘sì’ con trepidazione: per i successivi tre giorni non ho dormito. Volevo farla quella cronaca e, al contempo, temevo il giudizio di chi, ben più esperto, aveva pensato di mettermi alla prova. Andò bene e da allora sono nella squadra». Le doti del radiocronista ideale? «Equilibrio, competenza che consente l’improvvisazione, desiderio di trasmettere emozioni con la voce, ma senza bluffare». Un po’ di tifo è consentito? «Ognuno ha la squadra del cuore, però sappiamo rispondere all’obbligo professionale di non far trasparire la preferenza. Il rispetto degli ascoltatori è regola inderogabile». Ma da umbro? «Vivo con maggiore intensità le partite di Perugia e Ternana. Poi mi capita di sentirmi accusare di peruginità quando trasmetto da Terni, o di ternanità quando vado in onda dal Curi. Qualche anno fa anche momenti di asprezza. Piccoli inconvenienti legati al campanilismo, più che a me». Contestazioni di tifosi al termine di radiocronache nei vari campi d’Italia? «Non siamo volti televisivi. Non ci riconoscono. Finito il lavoro in cabina, possiamo uscire tranquillamente». Buon Giro, Antonello.

Gianfranco Ricci