Lavori fatti male, ma deve pagare. Agricoltore si batte per avere giustizia

L'immobile fu acquistato dieci anni fa dall'Ente Maremma

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Siena, 12 ottobre 2015 - «Fa male all’anima questa ingiustizia». Lo dice in maniera pacata e addolorata Michele Graziosi, coltivatore diretto di Sovicille che da oltre dieci anni sta combattendo per veder sistemata la sua casa dove abita con la famiglia nonostante sia stata dichiarata inagibile. «Ma io non so dove andare. L’ho comprata e i lavori fatti a suo tempo non hanno risolto i problemi e oggi vogliono che io paghi tutto. Non è possibile». Una storia incredibile costellata di udienze tenute da giudici diversi e dove sono state persi anche documenti importanti. Ma andiamo per ordine.

E’ il 1982 quando Michele Graziosi entra in quell’immobile di proprietà dell’Ente Maremma che poi nel tempo passerà alla Regione. Nel 2009 l’agricoltore l’acquista al prezzo di centomila euro. C’è bisogno di lavori e vengono eseguiti ma non servono per rimettere in sicurezza la casa tanto che questa continua a cedere. A fronte di ciò viene intentata una causa civile e il ctu nella sua relazione scrive che è stato fatto «un lavoro non a regola d’arte». In pratica sono state messe longarine di ferro troppo pesanti per quella struttura. Il documento tra un rinvio e l’altro finisce chissà dove tanto che in secondo grado lo smarrimento viene anche verbalizzato.

Contrastanti le decisioni prese dai giudici per Michele Graziosi che si batte per non pagare quei lavori non fatti come richiedeva la situazione della casa (74mila euro). In un caso gli viene data parziale ragione poi la sentenza si ribalta nei gradi successivi. Graziosi ha 68 anni vive dei prodotti della terra e con una pensione minima. E’ un uomo con la sua dignità e nello sfogliare i voluminosi incartamenti che ci mostra continua a chiedersi: «perché questa ingiustizia. Hanno perso quei fogli importanti, perché i giudici non hanno provato a cercarli. Perché? So di avere ragione e per questo avevo bussato alla porta di un tribunale. Ci credevo e invece oggi provo una grande amarezza. Non so spiegarmi meglio. E’ brutto avere un diritto e vederlo calpestato da chi invece avrebbe dovuto tutelarlo».