Il New York Times e una missione: "Esplorare nuovi mondi"; il caso Instant Articles

Mark Thompson, amministratore delegato e presidente del New York Times, spiega a Crescere tra le righe la sperimentazione di un nuovo modo per diffondere gli articoli. In collaborazione con Facebook

Mark Thompson, ad e presidente del Ny Times

Mark Thompson, ad e presidente del Ny Times

La Bagnaia (Siena), 22 maggio 2015 - Imparare, imparare, imparare: un verbo molto pronunciato in questa nona edizione di Crescere tra le righe. I giornalisti, i direttori e gli amministratori delegati dei grandi giornali non smettono di andare a scuola e sperimentare nuovi mezzi con cui veicolare le loro notizie. Lo racconta Mark Thompson, presidente e amministratore delegato del New York Times. "Ci sono due modelli possibili nell'informazione online - dice Thompson - Il modello dei ricavi da sola pubblicità e quello come il nostro, con ricavi sia da nuova pubblicità che da abbonamenti. Per Thompson le notizie sullo smartphone sono essenziali.

"Ormai il traffico del mobile supera quello dei laptotp - dice - e dunque è fondamentale anche per noi essere presenti bene sul cellulare. Il pc è ormai superato, è lo smartphone la chiave di tutto. Il New York Times è tra l'altro tester di un nuovo strumento per veicolare articoli su Facebook. La piattaforma è quella di Instant Articles, è prodotta da Facebook e vede, insieme al Ny Times, altri tester come BuzzFeed e National Geographic. Si tratta di articoli caricati direttamente su Facebook, avranno scritto, video e foto integrati tra di loro per permettere la miglior fruizione possibile. Senza dover cliccare su link e aspettare che questi si carichino. E' questo un modo, per il Ny Times, per sbarcare in maniera più decisa sul social network, mondo fino a questo momento esplorato ma solo in punta di piedi. "Avremo diversi pezzi su Instant Articles e valuteremo cosa accadrà, valuteremo l'impatto", spiega Thompson

"Crediamo nei valori tradizionali del giornalismo di qualità - prosegue Thompson - ma per mantenerli crediamo che dobbiamo abbandonare i metodi fin qui conosciuti". "Non so se scopriremo che la rivoluzione digitale non ha fatto altro che rivelare appetiti che esistevano anche prima come essere in contatto con i propri famigliari - dice -. Questo impulso esiste da sempre, è la natura umana, non cambia poi così tanto, rimane immutabile e ci saranno sempre persone che vogliono interagire con il mondo migliorandosi, sviluppando le proprie carriere e altri che vogliono solo rilassarsi, divertirsi. In genere ci piacciono sia divertirci che lavorare, ma non credo che i dispositivi digitali faranno molto per aiutarci a capire chi siamo. Ogni generazione si interroga sulla crisi della cultura, su quanto la tv prima e poi gli smartphone abbiano cambiato tutto: gli esseri umani fanno le stesse cose di sempre".