Fondazione, prove di dialogo. Idee e spunti per un ente che cambia

Primo faccia a faccia tra la città e i vertici di palazzo Sansedoni

Gli esponenti della Fondazione

Gli esponenti della Fondazione

Siena, 24 giugno 2015 - MAGGIORE DIALOGO con la comunità, tutela e salvaguarda del patrimonio cittadino, mantenimento della partecipazione in banca Mps, trasparenza, autonomia e indipendenza della Fondazione in particolar modo rispetto alla politica, uno sviluppo condiviso in partnership, non più limitato al solo finanziamento: sono questi i temi chiave emersi dalla ‘prima volta’ di incontro tra la Fondazione Monte dei Paschi e la comunità locale.

L’EVENTO – promosso anche nel solco del protocollo siglato lo scorso aprile tra Acri e Mef – è scivolato via senza intoppi, ieri, in una non troppo affollata sala concerti di Palazzo Chigi Saracini. C’è da dire che la diretta streaming favoriva anche una più comoda partecipazione in remoto e che le consultazioni on line avevano già permesso a Palazzo Sansedoni di raccogliere qualche decina di contributi. Sintetizzarli, in apertura dei lavori, è toccato al direttore generale, Enrico Granata. «Un grande accento è stato posto sul mantenimento del patrimonio – ha osservato – nonché sullo sviluppo dell’industria culturale; molti contributi fanno inevitabilmente riferimento al tema Santa Maria della Scala. Inoltre, a bisogni formativi che possano avere sviluppi in ambito occupazionale e al sostegno all’imprenditorialità locale, anche se ricordo a tutti che la Fondazione non può direttamente finanziare le imprese». A fare da filo conduttore, pare, un’unica idea di fondo, forse più ‘forzata’ dagli eventi che instillata dalla spontaneità: «Un ruolo della Fondazione come momento di cerniera che favorisca la collaborazione in partenariato pubblico-privato e che si sposa con la logica dell’ente che vede se stesso non più nella sola funziona erogativa». Su questo, almeno, sono tutti d’accordo. Una quindicina gli interventi che si snocciolano, dagli istituzionali (Valentini, Scaramelli, il direttore del Cnr, Paolo Annunziato) a quelli ‘attesi’ (Staderini, Fiorenzani, Starnini, Semplici), intervallati da chi porta la testimonianza diretta dei territori e delle singole realtà. Granata e Clarich prendono molti appunti, incassano il ‘bravo’ dell’Acri per voce del direttore Righetti e garantiscono che «è importante ascoltare il territorio, ricevere suggerimenti, indirizzi e necessità che poi gli organi, e in particolare la DA, potrà eventualmente raccogliere ed elaborare». «Tutti i contributi – aggiunge Clarich – confluiranno in un documento organico che sarà presentato alla fine di questo percorso, dopo il 10 luglio». Fino allora è possibile continuare a compilare la form sul sito della Fondazione, per contribuire a tracciare le linee programmatiche. Certo, tra l’annuncio del cambiamento e il cambiamento reale, il passo non è mai breve, ma questa della Fondazione è un’apertura innovativa e forse, proprio per questo, ancora non del tutto compresa.