Vino ‘tinto’ spacciato per Brunello. Il bluff vola dalla Spagna alla Danimarca

Siena, duecento bottiglie sequestrate. Cliente italiano scopre il trucco

VIno (Olycom)

VIno (Olycom)

Siena, 12 maggio 2016 -  Era semplice "vino tinto" spagnolo da un euro a bottiglia, quel facsimile del pregiato Brunello di Montalcino finito sui tavoli di un ristorante danese. Una contraffazione grossolana scoperta da un cliente italiano, che ha segnalato il caso alla Procura di Siena, ma che poteva trarre in inganno un consumatore occasionale, perché la confezione esterna sembra plausibile a un occhio non esperto e senza il confronto con l’originale. L’indagine è stata condotta in stretta collaborazione tra inquirenti e polizia giudiziaria dei due Paesi. E ieri due funzionari del reparto anti-frodi del ministero dell’Agricoltura danese hanno ricevuto dal procuratore capo di Siena Salvatore Vitello i risultati definitivi delle analisi, che certificano il falso commesso ai danni dell’azienda Fanti.

Sono finite sotto sequestro oltre duecento bottiglie di Brunello, oltre ad alcune decine di Amarone della Valpolicella, ma gli inquirenti danesi stanno cercando di capire se la falsificazione ha confini più ampi. "L’attività di tutela dell’agroalimentare – ha detto il procuratore Vitello – è fondamentale per questo ufficio, abbiamo già condotto indagini su olio, vino e altri prodotti tipici». Non a caso proprio Siena è stata la capofila dell’iniziativa promossa insieme alla Procura generale e alle Procure di Arezzo, Firenze e Grosseto per il protocollo d’intesa con la Regione sulla prevenzione delle frodi agroalimentari. Il sostituto Natalini, che ha coordinato il lavoro, ha specificato che «il reato è stato interamente commesso all’estero e noi non possiamo intervenire, ma abbiamo fornito ogni collaborazione, garantendo tutela al prodotto e all’azienda".

L’ultima conferma è arrivata dalle analisi, ma i segni di contraffazione erano già evidenti sulla bottiglia, come hanno illustrato il comandante Spataro e il vice questore Brogi della Forestale, incaricata delle indagini: l’uso di carta comune e non filigranata, le fascette con un solo codice alfanumerico (invece che progressivo) e senza la scritta Docg leggibile agli ultravioletti, un refuso nel testo, la retroetichetta originale con la scritta "Red wine, vino de Espana" celata sotto quella falsa.

I funzionari danesi hanno ammesso che senza gli inquirenti italiani sarebbe stato difficile procedere nell’inchiesta: "Abbiamo affrontato altri casi di contraffazione di prodotti italiani, ma non siamo così esperti nel campo del vino. I risultati degli esami e il confronto tra la bottiglia originale e quella falsa saranno determinanti per chiudere il caso".