Mps salva per decreto. Morelli e il colpo di scena: "Avanti con l'aumento di capitale"

Un venerdì 9 dicembre intenso e drammatico per la banca

Sono giornate molto intense per il presidente Alessandro Falciai e l’amministratore delegato Marco Morelli

Sono giornate molto intense per il presidente Alessandro Falciai e l’amministratore delegato Marco Morelli

Siena, 10 dicembre 2016 - Una giornata drammatica quella di venerdì 9 dicembre. Fra le più difficili vissute dal Monte dei Paschi negli ultimi anni. Con gli analisti che danno per persa la partita dell’aumento di capitale sul mercato, la Borsa che crolla, e il Governo (o quel che ne resta o parte di ciò che confluirà presumibilmente nel prossimo esecutivo, leggi Padoan) impegnato a limare a tutta velocità un piano salva-Mps che aprirebbe la strada alla nazionalizzazione della banca più antica del mondo.

Ma è a tarda sera che arriva l’inatteso colpo di coda dell’amministratore delegato Marco Morelli. Dopo una mattinata trascorsa a Roma, faccia a faccia con Padoan, e dopo un pomeriggio passato invece a Milano per un cda convocato in tutta fretta. Mente viene ormai dato per scontato il No della Bce alla richiesta di una proroga di 20 giorni all’aumento di capitale, i vertici della Rocca hanno infine deciso di tirare dritto: «Nessuna comunicazione ufficiale» da Francoforte. E dunque avanti con le procedure per l’aumento di capitale. Sì, ma con che modalità?

L’ipotesi allo studio, a quanto si apprende, prevede che l’aumento vada sul mercato senza un consorzio di garanzia, con le banche che assistono Mps impegnate nel ruolo di collocamento delle azioni. La soluzione offrirebbe agli obbligazionisti retail la possibilità di convertire i titoli in azioni a condizioni più convenienti di quelle che potrebbero essere offerte loro nel caso in cui si seguisse l’altra ipotesi in campo, quella della ricapitalizzazione precauzionale.

Perché ciò possa avvenire è però necessario che la Consob rimuova le stringenti condizioni poste alla conversione dei bond in mano ai piccoli risparmiatori, paletti posti a tutela di investitori non professionali ma che di fatto hanno impedito al retail di scambiare i propri bond in azioni. Con un miliardo di euro già raccolto dalla conversione dei bond subordinati in mano agli istituzionali, si potrebbe salire fino a tre miliardi. Un altro miliardo potrebbe arrivare dal Qatar mentre il restante miliardo andrebbe cercato sul mercato.

L’operazione, è evidente, è rischiosissima. E a Roma il piano B, ormai definito nei dettagli, potrebbe prevedere un intervento in due tempi. Con lo Stato che si fa garante di ultima istanza per l’aumento di capitale di Mps per l’acquisto dell’inoptato. La procedura europea prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti per rispettare le regole sugli aiuti di Stato. Sarebbe questo, secondo quanto riferito da diverse fonti, l’orientamento che sta maturando nel governo.

Tra i meccanismi allo studio per ridurre al minimo il coinvolgimento dei piccoli investitori ci sarebbe quella del riacquisto da parte del Tesoro dei bond subordinati da convertire in azioni.