Manganelli nell'inferno di Londra: "Tutti mi chiedevano come stavo"

La testimonianza del senese che lavora per il governo britannico

Antonio Manganelli alle cena della Lupa (foto Lazzeroni)

Antonio Manganelli alle cena della Lupa (foto Lazzeroni)

Siena, 24 marzo 2017 - "Un messaggio dall’Italia. C’era scritto ‘Tutto bene?’. Mi sono chiesto il perché di questa domanda. Poi ne sono arrivati altri dello stesso tenore. Come mai, pensavo, sempre la stessa frase? Allora ho domandato ai colleghi se fosse successo qualcosa. E ho scorso i giornali on line... Così ho capito», confessa Antonio Manganelli. Senese della Lupa, lavora a Londra per il governo britannico, all’autorità antitrust. A poca distanza – «ci vogliono al massimo 10 minuti a piedi per raggiungere Westminster», dice – dal luogo dell’attentato terroristico dell’Isis. Prima un uomo ha investito molti passanti, poi ha schiantato la sua macchina contro le inferriate del palazzo del Parlamento per poi scendere e correre all’impazzata con il coltello in mano, ferendo numerose persone e uccidendo un poliziotto.

"Una volta letti i giornali on line è stato tutto chiaro", ricostruisce quei momenti Manganelli. Che, come si ricorderà, era salito alla ribalta della cronaca senese ad agosto perché aveva fatto un sogno particolare a seguito del quale il capitano della Lupa lo incaricò di andare a prendere il cavallo: Preziosa Penelope. Insomma, è il ‘barbaresco’ del cappotto.

Dove si trovava al momento dell’attentato?

«A lavoro. Non ci sono state reazioni esagerate, anche per la tradizionale compostezza degli inglesi. Abbiamo continuato a svolgere le varie attività e non è stato innalzato nel palazzo il livello di sicurezza». 

Dunque a metterla in allarme sono stati i messaggini provenienti da Siena. 

«Esatto. Almeno 25-30 persone, fra cui mia moglie che era a casa con i nostri gemellini, qui in Inghilterra. La sensazione è che la vicenda, seppur grave, sia stata più enfatizzata in Italia che a Londra. Qui le reazioni sono sempre molto soft anche perché da un lato c’è profonda fiducia nelle istituzioni preposte alla sicurezza, dall’altro per il fatto che il miglior modo di reagire al terrorismo è continuare a fare le cose». 

Che clima si respira adesso?

«Quando mercoledì, alle 21, sono uscito da lavoro non c’era comunque una città militarizzata. Neppure oggi (ieri, ndr), solo il traffico un po’ più congestionato del solito e precauzioni nei punti nevralgici». 

Paura?

«Personalmente sono fatalista. Penso che se è destino che qualcosa accada può avvenire anche a Roma mentre uno attraversa la strada. Però, certo, un po’ ci penso».