Rogo del Macrolotto, i timori dei piccoli proprietari

L’Uppi: "Caso che fa scuola". Cavicchi: "Ancora illegalità"

Il procuratore Giuseppe Nicolosi e il pm Lorenzo Gestri (Foto Attalmi)

Il procuratore Giuseppe Nicolosi e il pm Lorenzo Gestri (Foto Attalmi)

Prato, 14 febbraio 2016 - La sentenza pronunciata dal Tribunale di Prato a carico dei fratelli Pellegrini, proprietari dell’immobile dove il primo dicembre del 2013 morirono sette operai cinesi, è destinata a fare discutere. E, come era prevedibile, da venerdì in città non si parla d’altro. I proprietari dei capannoni affittati a cinesi si stanno chiedendo come comportarsi in futuro.

«Il caso è stato eclatante e grave – ha detto Riccardo Landini, storico presidente dell’Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari) di Prato – L’andamento del dibattito ha dimostrato che i proprietari erano a conoscenza di quelle suddivisioni, i ‘maledetti’ cubicoli che fanno i cinesi per mettere a dormire gli operai. E’ una sentenza di primo grado e può darsi che nei prossimi gradi di giudizio venga ribaltata». Landini non nasconde che i proprietari dei capannoni – non solo i grandi immobiliaristi come i fratelli Pellegrini e l’«Mgf» – sono preoccupati per una sentenza che è destinata a cambiare l’assetto della città. Il giudice Giulio Fanales ha inflitto una condanna durissima nei confronti dei Pellegrini, sei anni e sei mesi, andando oltre alle richieste del pubblico ministero, Lorenzo Gestri, di ben due anni. La «colpa» degli immobiliaristi emersa dal lungo e difficile procedimento, sarebbe stata quella di aver dato in affitto un capannone non a norma e in cui gli abusi erano già stati realizzati. «C’è timore certo – aggiunge Landini –, è un caso emblematico che può fare scuola e certamente noi come sindacato della proprietà invitiamo tutti, oltre che a scrivere nei contratti le clausole necessarie per tutelarsi, a una certa cura nei controlli. Insomma, è necessario tenere gli occhi aperti».

«La legge ha fatto il suo corso», ha detto Andrea Cavicchi, presidente Confindustria Toscana Nord. «Essendo state riconosciute le colpe gravi del proprietario è stato giusto così – ha aggiunto –. La sentenza dà il segno che qualcosa sta cambiando, dobbiamo fare in modo che situazioni del genere non si verifichino più». Poi, Cavicchi replica a chi, soprattutto qualche parte civile durante il processo, ha puntato il dito contro l’Unione industriale che non si è fatta avanti nel procedimento a carico dei Pellegrini e della titolare cinese, nonostante che da questa vicenda esca un’immagine del distretto così negativa. «Sarebbe stato solo uno spot, una mossa pubblicitaria – ha replicato – Il problema più grave è stata la morte degli operai. Dopo il primo dicembre ci siamo concentrati sui controlli, collaborando con tutte le categorie economiche e con la Regione. Purtroppo c’è molto da fare: i controlli degli ispettori della Regione sono minimi e non sono a tutto tondo. Il problema della concorrenza sleale resta: intorno a noi c’è tanta illegalità, soprattutto l’illegalità fiscale. Non siamo neppure alla sufficienza e finché ci saranno dormitori si rischieranno vite umane».