Indagine sui circoli cinesi, Balli patteggia

Trovato l'accordo tra Procura e imprenditore. In un primo momento aveva negato, poi l'ammissione. Il reato è stato derubricato in favoreggiamento personale

Il procuratore Giuseppe Nicolosi, i pm Gestri e Boscagli e il capo della Mobile Nannucci

Il procuratore Giuseppe Nicolosi, i pm Gestri e Boscagli e il capo della Mobile Nannucci

Prato, 29 luglio 2016 - Trovato l’accordo. La posizione di Luigi Balli, uno degli imprenditori tessili e immobiliaristi più noti in città, sarà stralciata dall’inchiesta della Procura sul giro di prostituzione e droga nei circoli gestiti dal cinese Jacopo Hsiang, ancora in carcere e indagato anche nell’inchiesta sui presunti pestaggi a sfondo razziale commessi da alcuni esponenti dell’associazione Cervo Bianco.

Balli era stato indagato dalla Procura – il fascicolo è nelle mani dei pubblici ministeri Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli ed è seguito direttamente dal procuratore Giuseppe Nicolosi – per favoreggiamento nello sfruttamento della prostituzione in concorso ma adesso la posizione è stata rivista in favoreggiamento personale nei confronti di Hsiang. Balli, assistito dall’avvocato Luciano Lenzi, è stato sentito all’inizio di giugno in Procura e ha presentato una memoria difensiva nella quale ammette di essersi attivato (per tre volte) per ottenere il dissequestro di uno dei locali di Hsiang, quello in via Bovio di proprietà dell’imprenditore. Un interessamento per aiutare il cinese a rientrare nel circolo nonostante sapesse che Hisang non figurava mai come il reale titolare dell’attività. Motivo per il quale è finita nei guai anche l’avvocato del cinese che aveva presentato le richieste di dissequestro per conto di un prestanome.

In un primo momento, Balli aveva dichiarato di non aver mai saputo nulla di quello che accadeva all’interno del circolo negando di avere intrattenuto rapporti con Hsiang. Ma sono state le intercettazioni a incastrarlo tanto che, poi, l’imprenditore ha preferito collaborare con gli inquirenti chiarendo la sua posizione. Alla fine entrambe le parti si sono accordate per un patteggiamento a cinque mesi e mezzo, considerando lo sconto previsto dal rito e le attenuanti generiche oltre alla sospensione della pena, in modo da chiudere qui la vicenda. Sarà ora il giudice a decidere se accettare oppure respingere la richiesta di patteggiamento. L’udienza deve essere ancora fissata. Una conclusione per certi aspetti nuova rispetto al comportamento tenuto in passato da altri proprietari di immobili affittati a cinesi, a cui si è arrivati, probabilmente, sulla scia della recente condanna dei fratelli Pellegrini per il rogo di via Toscana che ha rappresentato uno spartiacque nella storia di Prato. La figura dell’imprenditore esce così di scena dall’inchiesta che ha visto finire nei guai altre undici persone (tutte colpite da misura cautelare) di cui dieci cinesi accusati a vario titolo di aver favorito lo sfruttamento delle prostitute e lo spaccio di droga nel circolo di via Bovio.