Scarti tessili: il sistema è già in tilt. Discariche esaurite e ditte nel caos

Smaltimento ko dopo appena tre mesi. E capannoni invasi dai rifiuti

Alessio Duradoni, titolare della Tessitura di Vergaio,  accanto agli scarti tessili accumulati in azienda Foto Attalmi

Alessio Duradoni, titolare della Tessitura di Vergaio, accanto agli scarti tessili accumulati in azienda Foto Attalmi

Prato, 24 aprile 2017 - Prato invasa dagli scarti tessili. È entrata in vigore la deassimilazione dei rifiuti, ma a tre mesi di distanza dalla sua introduzione il meccanismo di recupero e smaltimento si è già fermato, con conseguenze a dir poco pesanti. A dare il colpo di grazia al sistema è stata la chiusura della discarica del Cassero di Pistoia (in seguito a un incendio), attualmente sotto sequestro della procura. Un polmone che riceveva gran parte delle lavorazioni tessili pratesi. Così le aziende private che si occupano del recupero e dello smaltimento degli stracci (compresa Programma Ambiente, la partecipata di Alia) sono dovute ricorrere a soluzioni alternative o peggio ancora hanno smesso di ritirare i rifiuti.

Il risultato? Artigiani e imprenditori costretti a pagare lo smaltimento a peso d’oro oppure costretti a convivere con quintali di scarti tessili in azienda. «Ho la ditta invasa dagli stracci. Non solo da gennaio mi ritrovo a pagare per lo smaltimento delle lavorazioni tre volte di più rispetto allo scorso anno, ma adesso non so nemmeno come fare a smaltire né chi chiamare». Si sfoga Alessio Duradoni, titolare della Tessitura Vergaio, che lavora a ciclo continuo. E’ uno dei tanti che cerca di andare avanti, nonostante la crisi, le tasse, la burocrazia, la concorrenza sleale di chi le regole non le rispetta e magari neppure le conosce. «Resistere è davvero una corsa a ostacoli. Ho chiamato diverse ditte specilizzate, addirittura una mi ha detto di non avere più contenitori per i rifiuti, altre non hanno i camion attrezzati con la bilancia e così devo io stesso pesare i rifiuti, altre ancora mi hanno detto di non sapere dove smaltire gli scarti. È una perdita di tempo enorme e una continua corsa a ostacoli», prosegue l’imprenditore. Di fatto il sistema è andato in tilt per la mancanza di discariche. La gestione degli scarti tessili deve seguire un iter particolare: i cenci, ad esempio, non possono finire inceneriti nel termovalorizzatore come gli altri rifiuti e così vengono stoccati nelle discariche. Con la chiusura della discarica di Pistoia, in Toscane ne sono rimaste poche: ce ne sono a Livorno e Piombino, ma hanno già raggiunto il sold out. Gli spazi rimasti sono pochissimi e quelli a disposizione costano cari.

«È entrata in vigore la deassimilazione, ma fino a poco tempo fa le ditte specializzate nel recupero dei rifiuti non sapevano bene a cosa andavano incontro. Nessuno di noi aveva mai lavorato con questo genere di rifiuti e così anche i volumi coi quali avremmo avuto a che fare erano sconosciuti», dicono dalla ditta Gori di Montemurlo. A tre mesi di distanza la questione ha iniziato però a diventare più chiara: si tratta di migliaia di tonnellate di scarti tessili coi quali si sono trovati a fare i conti e che adesso Prato non sa più dove smistare.