Sorpresa: l’ibis sacro nel Bisenzio. "Affascinante, ma stiamo attenti"

Arriva dal Nilo, per la Toscana è una novità. ‘Razza infestante’

Una foto di ibis sacro scattata da Francesco Bacci nel Lago Fondaccio

Una foto di ibis sacro scattata da Francesco Bacci nel Lago Fondaccio

Prato, 18 giugno 2017 - Il Bisenzio si anima in queste calde giornate di giugno, non solo per il caldo, ma anche per nuovi ospiti che ne frequentano le acque. Sono di due giorni fa le foto che una cittadina ha scattato a un ibis sacro, ma già da alcune settimane ci sono stati avvistamenti lungo il fiume fra Prato e Campi Bisenzio. Uno stupore per i pratesi che li vedono risaltare fra i germani e le anatre. L’uccello venerato nell’antico Egitto, diffuso in tutta l’area subsahariana, anche da noi non è più così raro come si può credere.

"Sono ormai vent’anni che questa razza è stata importata in Italia, soprattutto nel sud e nelle isole, per scopi ornamentali". A illustrare la situazione sono gli esperti del Centro di scienze naturali di Galceti: "Da tempo questi uccelli si sono diffusi anche in Pianura padana, sfuggendo al controllo dell’uomo, e ultimamente si sono spostati anche in Toscana". A differenza dell’autoctono ibis eremita, uccello migratore abituato ai cambi stagionali italiani, l’ibis sacro è originario di luoghi in cui è caldo tutto l’anno. Il fatto che stia diventando stanziale in Europa evidenzia l’effetto dei cambiamenti climatici sulla fauna del nostro Paese.

L'Ibis nel Bisenzio (foto di una lettrice)
L'Ibis nel Bisenzio (foto di una lettrice)

Una conferma arriva da Francesco Bacci, fotografo naturalista appassionato di uccelli acquatici e gestore del Lago Fondaccio di Castelnuovo, dove da quasi dieci anni arrivano periodicamente stormi di ibis. "Quest’uccello all’inizio affascina, come tutte le specie esotiche, però – specifica Bacci – non è positivo averlo da noi. Si tratta infatti di una razza infestante, che distrugge i nidi di altri uccelli acquatici, come le spatole".

Nella regione francese della Camargue prolificano da decenni colonie di questi uccelli, che in vari casi sono state additate come pericolose per la sopravvivenza di altre specie. "Il problema – continua l’esperto – è che mentre il nostro ibis eremita rischia l’estinzione, di ibis sacro ne esistono milioni. Nel pratese si contano fra i 40 e i 50 esemplari. Il motivo per cui si sono spostati anche nel Bisenzio è che i laghi come il Fondaccio sono secchi per il caldo e quindi cercano nutrimento altrove".

Proprio fra giugno e agosto si concentra la stagione degli amori di questi animali, che hanno quindi bisogno di una maggior quantità di cibo. I pesci costituiscono la dieta base dell’ibis sacro, ma considerando che in Africa miete vittime anche fra cuccioli di coccodrilli e tartarughe, non è innocuo come può apparire.