Riapre il Centro Pecci, astronave dell'arte contemporanea / FOTO / VIDEO

Per la riapertura presentata la mostra "La fine del mondo". Un itinerario attraverso il lavoro di oltre 50 artisti

Centro Pecci

Centro Pecci

Prato, 15 ottobre 2016 - Il 'grande' giorno per Prato, e per l'arte contemporanea, è arrivato. Dopo anni di lavori riapre al pubblico il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, con la nuova struttura, che richiama quella di un'astronave, dell'architetto olandese Maurice Nio.

Per il museo toscano, nato nel 1988 e prima istituzione italiana con una sede costruita appositamente per dare spazio all'arte contemporanea, si tratta di un rinnovamento che riguarda la sede espositiva ma anche la tipologia di programma culturale. Con l'obiettivo dichiarato di dare una nuova energia culturale e di coinvolgere il territorio, come ha confermato il direttore del Centro Pecci Fabio Cavallucci: "Questa è una macchina molto grande: sono 3.200 mq espositivi, complessivamente più di 12mila mq.

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E questa macchina non può, in questo momento, che partire da una fase centripeta, cioè deve attrarre il più possibile le energie all'interno perché possa funzionare. C'è poi una fase centrifuga, che credo sia necessaria ed in qualche modo è già partita, per dare l'idea e creare nei fatti una dimensione più allargata. Si deve tornare a una dimensione comunitaria della cultura: delle comunità intere possono diventare produttori di cultura". "Oggi - ha aggiunto Irene Sanesi, presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana - raccogliamo l'eredità del sogno iniziato nel 1988. Questa grande visionarietà, questa intraprendenza, la voglia di innovare: credo siano queste, insieme alla creatività, che ci fanno ben sperare rispetto a una vocazione che è glocale, ossia locale, ma anche globale". 

Per la riapertura il Centro Pecci ha anche presentato una mostra curata dallo stesso Cavallucci: "La fine del mondo". Un itinerario attraverso il lavoro di oltre 50 artisti, dai grandissimi ai più giovani, per prendere coscienza del fatto che ciò che abbiamo conosciuto finora potrebbe essere già obsoleto. La mostra - ha spiegato Cavallucci - vorrebbe essere una "presa di coscienza della condizione di incertezza in cui versa il nostro mondo e una riflessioni sugli scenari che ci circondano". Insomma, il tentativo è quello di mettere in pratica un "esercizio della distanza" per guardare a noi stessi da un po' più lontano, come è giusto che avvenga quando si sale a bordo di un'astronave.

"Immaginando di salire in questa astronave - ha aggiunto Cavallucci - ci troviamo proiettati a qualche migliaio di anni luce di distanza, e quindi guardiamo tutto con una specie di cannocchiale che poi ci porta a vedere le cose lontane nel passato, ma in certi casi anche nel futuro. Ecco allora che ci sino opere che toccano il tema geologico, oppure quello del tempo, la matematica che sta dietro al concetto di tempo. Tutta una serie di opere che, dalla distanza, guardano in modo assolutamente diverso a quello che è il nostro presente". Altra caratteristica del nuovo Centro Pecci, che ora vanta anche una grande antenna concepita per captare le nuove vie del contemporaneo, è quella di dare cittadinanza a tutti i linguaggi e le espressioni artistiche: dalla musica al teatro, dal cinema all'architettura, alla danza.