"Con questa inchiesta non c’entriamo Del residence? Ci passa tanta gente nota"

Ferrò, amministratore del palazzo di Paperino già finito sotto indagine: "Avrò ragione in tribunale"

Il titolare del residence Paperino, in via delle Calvane

Il titolare del residence Paperino, in via delle Calvane

Prato, 22 maggio 2015 -  "Il residence non c’entra nulla con le indagini. Lo sa perché sono venuti? Solo perché la ragazza albanese coinvolta ha risieduto qui per quindici-venti giorni. E adesso mi trovo con questa grana. Il tribunale mi ha dato ragione in passato e me la darà anche questa volta".

E’ su tutte le furie l’amministratore del «residence Paperino» di via delle Calvane 33 e del ristorante adiacente, l’ingegner Luigi Ferrò di 67 anni, sequestrati ieri mattina dalla squadra mobile di Firenze nell’ambito di un’inchiesta su un’organizzazione criminale albanese che gestiva un giro di prostituzione tra Firenze e Prato. Le indagini della squadra mobile fiorentina sono arrivate fino al residence di via delle Calvane a Paperino che in passato è stato sequestrato più volte dalla mobile pratese e dai carabinieri sempre per problemi legati alla prostituzione. Ferrò, difeso dall’avvocato Eugenio Zaffina, è in attesa dell’appello per un altro procedimento sempre per favoreggiamento della prostituzione, stesso reato per cui è indagato da ieri mattina.

«Che cosa ne posso sapere io di quello che succede qui dentro? – aggiunge Ferrò – Non sono responsabile di quello che fanno gli inquilini. Che senso ha chiudere tutta la struttura e pure il ristorante vicino? Ci abita una famiglia di cinesi che lavora qui accanto e che ora si trova in mezzo a una strada. Sono fatti che sono successi a Firenze e il residence ci è andato di mezzo solo perché l’albanese ha dormito qui».Il residence Paperino è arrivato più volte negli ultimi anni alla ribalta delle cronache sempre per problemi legati alla prostituzione e per la presenza di transessuali. In città tutti sanno che cosa accade in via delle Calvane 33. Ribattezzato come il «residence del sesso», nel tempo ha subito ben tre sequestri e Ferrò nel 2006 fu anche arrestato.

Il gestore, dopo il sequestro del 2012, è finito nuovamente alla sbarra con l’accusa di non aver registrato le persone all’ingresso e di aver così favorito la prostituzione dei transessuali all’interno del residence, che conta 21 appartamenti. Un procedimento dove sono stati chiamati sul banco dei testimoni – tra mille imbarazzi – i clienti di prostitute e transessuali costretti a raccontare che cosa accadeva dentro il «famigerato» residence a luci rosse. «Inutile scandalizzarsi – spiega Ferrò – Da qui passano notabili della città intera, potrei fare nomi e cognomi ma queste persone non saltano mai fuori. Ho film e registrazioni. Ho tanta rabbia e poca voglia di parlare...». L’avvocato Zaffina ha già annunciato che presenterà al riesame la richiesta per il dissequestro della struttura.