Comprano merce senza pagarla per oltre mezzo milione e mandano in fallimento l'azienda

In tre a processo per una bancarotta per distrazione avvenuta tra Ponsacco e San Giuliano Terme agli inizi degli anni duemila

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

Ponsacco, 17 gennaio 2017 - Questa è una storia di tanta merce scomparsa. O meglio, "distratta". Una storia che inizia, in realtà, con con una serie di denunce per appropriazione indebita e truffa e che poi diventa un processo per bancarotta per distrazione quando l’azienda in questione, la General Coop srl – operativa tra Ponsacco e San Giuliano Terme – fallisce nel 2007. Una storia in cui, secondo la Procura di Pisa che ha chiesto e ottenuto il processo per tre persone, ci sono macchine prese a noleggio e mai restituite, un carrello elevatore acquistato e non pagato e poi merce «distratta» per oltre mezzo milione di euro: carni (per circa 33 mila euro), materiale informatico (13mila euro), materiale telefonico (196 mila euro), materiale agricolo (8mila euro) quattro tosaerba (307 mila euro e spiccioli). Sul banco degli imputati, davanti il primo collegio del tribunale di Pisa ci sono: Carlo Gnesi, 54 anni di Pontedera, in qualità di socio lavoratore dell’azienda fallita; Mario Beschi, 62 anni, in qualità di presidente del Cda della General Coop srl dall’aprile del 2003 alla data del fallimento; Virginia Laila Cavalli, 48 anni, milanese, in qualità di amministratore dell’azienda dal 19 febbraio 2003 al 4 aprile dello stesso anno.  Secondo la Procura – sostiene l’accusa il pubblico ministero Paola Rizzo – gli imputati, in concorso tra loro, al fine di procurarsi profitto, «occultavano le distrazioni, consolidandone i relativi vantaggi, e comunque distruggevano i libri e le scritture contabili della società». Causavano così il fallimento della società «acquistando o ricevendo la merce avendo già deliberato di non provvedere al pagamento, se acquistata, o alla restituzione, se ricevuta in locazione». Nell’istruttoria dibattimentale del pm sono stati sentiti due testimoni: la persona che era responsabile nella zona dell’autonoleggio a cui vennero a mancare quattro auto nell’estate del 2003, e l’azienda che vendette, senza mai riscuoterlo, il carrello elevatore. A fine gennaio la sentenza