Trova foto hard in una pennina Usb. Ricatta la vicina ma finisce nei guai

Il 27enne pretendeva prestazioni sessuali per non divulgare gli scatti

Dopo la denuncia i carabinieri sono arrivati al 27enne autore dell’estorsione

Dopo la denuncia i carabinieri sono arrivati al 27enne autore dell’estorsione

Pontedera, 21 febbraio 2017 - Un ricatto a luci rosse lo porta dritto sotto processo per tentata violenza sessuale. Questa è la storia di un uomo neanche trentenne e di una serie di foto scottanti che trova nella sua nuova casa. Tutto comincia quando una coppia lascia l’appartamento dove abita e un’altra famiglia, con cui già si conoscevano ed erano vicini, prende il suo posto.

I signori che traslocano, però, tra le vecchie mura lasciano anche alcuni mobili e in uno di questi – chiusa in un cassetto – dimenticano una chiavetta usb che sarà per alcuni giorni l’incubo della donna. Quella chiavetta, infatti, conteneva foto porno che moglie e marito si erano scattati nell’intimità. Il giovane, che trova l’album a luci rosse – com’è stato ricostruito in aula dal pm Paola Rizzo – tenta di ricattare la donna dicendole, con una serie di messaggi sul cellulare, che se non farà con lui quello che nelle foto fa con suo marito, divulgherà il materiale sui social.

Davanti il primo collegio del tribunale di Pisa presieduto da Pietro Murano (a latere Mirani e Poggi), prima della discussione, è stato sentito l’operante di polizia giudiziaria che ricevette la querela della donna e coordinò le indagini. Il carabiniere ha riferito che la signora manifestò subito i sospetti verso il giovane che già conosceva perché gli aveva fatto dei lavori a casa : inoltre i messaggi portarono direttamente alla sua utenza telefonica cellulare.

Quando i carabinieri si presentarono a casa del ragazzo non ci fu bisogno di perquisizioni: lui stesso consegnò la chiavetta usb che i militari cercavano e che lui teneva in auto.

I fatti sono del 2014 e sono avvenuti in un piccolo Comune della Valdera. L’imputato, un 27 enne albanese di cui non riveliamo l’identità al fine di tutelare la vittima del ricatto, è stato processato per tentata violenza sessuale che si configura, come stabilito dalla Cassazione, quanto la minaccia è volta, appunto, ad ottenere prestazioni sessuali.

Il pm, in considerazione che il 27 enne è incensurato, ha consegnato spontaneamente la chiavetta che, alla fine, non è dato sapere se sarebbe arrivato a diffonderne il contenuto, e alla luce della lieve entità del fatto, concesse le attenuanti generiche ha chiesto la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.

Il collegio è uscito da una veloce camera di consiglio con la condanna a sei mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione). Il risarcimento alla parte offesa (rappresentata dall’avvocato Fausto Bottici), sarà stabilito in sede civile.