I profughi arrivano in parrocchia, primo gruppo a Marliana

Sono quattro giovani della Guinea. Don Carmignani: "Sono felice"

Don Alessandro Carmignani davanti ai locali dove alloggiano i profughi

Don Alessandro Carmignani davanti ai locali dove alloggiano i profughi

Pistoia, 23 maggio 2016 -  Prende forma e «sostanza» il progetto d’accoglienza dei profughi in parrocchia, di don Massimo Biancalani e don Alessandro Carmignani. Ieri, la loro associazione, creata appositamente per offrire ospitalità ai meno fortunati, ha accolto nella parrocchia di Marliana il primo gruppo di migranti. Don Alessandro e don Massimo hanno voluto in questo modo dare seguito all’appello di papa Francesco che proprio lo scorso settembre aveva invitato parroci e parrocchie ad aprire le chiese per quella che è una vera e propria emergenza. Non solo, i parroci sono andati ben oltre. Sono stati creati una serie di progetti di integrazione che tra l’altro, nel caso gli «ospiti» ne avessero la necessità, prevedono anche momenti di preghiera musulmana all’interno delle rispettive chiese, a Vicofaro e Marliana. Ieri, ad accoglierli al casello di Pistoia dopo un lungo viaggio da Trapani, è stato don Alessandro. Si tratta di quattro giovani provenienti dalla Guinea e che nelle scorse settimane sono sbarcati in Sicilia dopo un terribile «viaggio della speranza». «Mi hanno avvertito qualche giorno fa del loro arrivo – spiega don Carmignani –. Sono stato felice del loro arrivo. Ho così preparato tutti i locali accanto alla chiesa per poterli accogliere con tutto il necessario».

Ma il gruppo di profughi non è stato salutato soltanto dai parroci dell’associazione. A Marliana gran parte della comunità si è messa a disposizione della parrocchia per farli ambientare e aiutarli a prendere confidenza con i nuovi ambienti. «Un vero e proprio progetto di comunità – tiene a sottolineare don Alessandro –. Ieri mattina, durante la consueta messa della domenica, ho informato i parrocchiani che nel pomeriggio sarebbero arrivate queste persone e c’è stata una vera e propria mobilitazione». Intanto sono anche iniziate le classiche pratiche burocratiche. «Abbiamo già preso contatto con la questura e il medico dell’Asl per i controlli del caso – continua don Alessandro –. Vogliamo che questi ragazzi siano celermente riconosciuti dallo Stato in modo da poterli indirizzare verso attività e progetti». Ben presto, con molta probabilità, ne arriveranno anche altri che troveranno ristoro nelle chiese guidate da don Massimo Biancalani, Vicofaro e Ramini, ambienti già pronti per ospitare i migranti e riuscire a renderli individui autonomi. «Conoscere il diverso per conoscere se stessi – conclude don Alessandro –. Questa nostra iniziativa non è soltanto di aiuto a chi arriva da lontano ma anche a tutte le persone che in un modo o nell’altro entreranno in contatto con questa esperienza». Michela Monti