Poste, consegne a giorni alterni. La preoccupazione della Provincia

Vanni: «Vogliamo garantire i lavoratori e soprattutto i cittadini»

La riorganizzazione prevista da Poste Italiane metterebbe a rischio, secondo la Provincia, una quarantina di posti di lavoro come portalettere  (foto di archivio)

La riorganizzazione prevista da Poste Italiane metterebbe a rischio, secondo la Provincia, una quarantina di posti di lavoro come portalettere (foto di archivio)

Pistoia, 28 marzo 2017 - «Un incontro che ha lo scopo di sospendere l’attuale riorganizzazione di Poste Italiane con questo modello e con questa tempistica, avviando un tavolo di confronto locale che garantisca i lavoratori e soprattutto i cittadini, dato che si tratta di un servizio universale pagato anche dalla collettività, visto che ogni anno lo Stato riconosce a Poste Italiane milioni di euro».

Commenta così il presidente della Provincia Rinaldo Vanni dopo l’incontro della settimana scorsa con i sindacati Cgil e Cisl, il difensore civico e i rappresentanti dei Comuni per discutere dell’introduzione del progetto di consegna della posta a giorni alterni. Una riunione convocata per definire le strategie in vista della riforma che, secondo Poste Italiane, dovrebbe partire sul territorio pistoiese dal 3 aprile.

«Il progetto voluto e sostenuto da Poste come modello innovativo e di contenimento della spesa, si traduce nella realtà in un immediato ed effettivo peggioramento della qualità del servizio postale e, cosa non meno importante, nel reale pericolo di una perdita di 40 posti di lavoro di portalettere – continuano dalla Provincia – le notizie che vengono da diversi comuni dove il progetto è già partito non sono per niente confortanti: disagi e disservizi, tipo lettere e bollette recapitati con gravi ritardi e ritardi perfino negli invii prioritari, come raccomandate dell’Inps, gli avvisi di Equitalia. Sappiamo anche di una serie di problemi di sovraccarico di lavoro raccontati dai postini che suonano solo a giorni alterni».

E i sindacati evidenziano che questo cambiamento radicale è peggiorativo. Il nuovo modello organizzativo è reso possibile dalla riforma compresa nella Legge di Stabilità 2015 ma la legge nazionale contrasta con il diritto europeo.