"Ha chiesto aiuto ad un amico per tirarla fuori"

"Salva mia moglie". La corsa disperata del marito

La giovane Lamiae

La giovane Lamiae

Pistoia, 8 ottobre 2016 - «L’ULTIMA VOLTA che l’ho sentita erano le due del pomeriggio, stava bene, era rincasata dal lavoro. Chi poteva pensare che non l’avrei più vista viva». E’ ancora sconvolto Jamal, dopo l’incendio che giovedì sera ha divorato la casa in cui viveva a Sammommè, portandogli via sua moglie, Lamiae Chriqi, 28 anni marocchina, insieme ai ricordi della loro vita insieme. Dalla notte della tragedia non ha dormito nemmeno un minuto. «E’ stato un mio amico ad avvisarmi di quello che stava succedendo, è un ragazzo pakistano, nostro vicino di casa. Io stavo lavorando, erano circa le 19.30. Mi ha chiamato sul cellulare e mi ha detto che la casa stava andando a fuoco e che dentro c’era mia moglie. Io gli ho detto di correre da lei e di portarla fuori da lì. Gli ho detto: ‘apri la porta e salvala’. Ma lui mi ha fatto capire che non poteva. Mi ha detto: ‘il fuoco è troppo alto, non posso, non riesco a entrare, devi venire subito’».

E così, da quella telefonata, è iniziata la corsa in auto di Jamal, una corsa contro il tempo. «Prima ho provato a chiamare mia moglie sul cellulare, diverse volte – spiega ancora Jamal – Il telefono squillava ma lei non ha mai risposto. Quando sono arrivato, davanti casa mia c’erano tante macchine parcheggiate, c’erano i vigili del fuoco e la polizia e non riuscivo a passare. Ho lasciato l’auto lontano e sono andato a piedi. Ho chiesto di entrare, ma mi hanno detto che non potevo e che mia moglie era dentro. Allora ho provato ancora a chiamare sul cellulare di mia moglie e anche la polizia ha continuato a chiamare, ma lei non ha mai risposto. Ho aspettato, finché non l’hanno portata fuori». Da quel momento, il timore di Jamal è diventato realtà. «Mi hanno detto che era morta e mi hanno portato in Questura – racconta l’uomo – Ho passato la notte con la polizia, fino alle 4 di mattina. Quando sono uscito ho chiamato un amico, perché non sapevo dove andare. Forse questa notte (ieri per chi legge, ndr) la passerò in macchina». Jamal e Lamiae erano sposati dal 2008 e dallo stesso anno si erano trasferiti in Italia, prima alle Piastre e poi a Sammommé. Lei lavorava come badante e come domestica per le famiglie del paesino, lui commercia il ferro vecchio. «Quello che chiedo ora – dice Jamal – è di poter riportare mia moglie in Marocco, per poterla seppellire a casa sua. Chiedo solo questo, per favore».

Martina Vacca