«Urgente ripartire dalla ricerca Solo così salveremo l’Ateneo»

Sfida a rettore: faccia a faccia con il professor Mauro Tulli

Mauro Tulli

Mauro Tulli

Pisa, 28 maggio 2016 - Da grecista, il professor Mauro Tulli, è abituato a pesare le parole, anche perché ne conosce il significato profondo. Ma in questi anni ha maturato anche una capacità di gestione che lo ha portato a diventare direttore del Dipartimento di Filologia. E tra il ‘delfino’ del rettore uscente (Paolo Mancarella) e i due ingegneri (Donato Aquaro e Giuseppe Iannaccone) spera di convergere su di sé i tanti malcontenti che animano i corridoi dell’Antico Studium pisano. Di certo c’è che con Aquaro e Iannaccone ha trovato un’intesa per far confluire i consensi «sulle migliori prospettive di successo» sin dal secondo turno delle elezioni per il nuovo rettore, che comunque dovrà essere «di rottura» rispetto agli ultimi sei anni.

Professore qual è oggi la sfida prioritaria per l’Ateneo pisano?

«Senza dubbio un poderoso rilancio della ricerca. Purtroppo un concreto declino colpisce il prestigio accumulato nel tempo dal nostro Ateneo. Il regime di autonomia indica nella ricerca la base imprescindibile per ottenere risorse. Più di un bando in Europa è un volano prezioso per la ricerca, per la diffusione di ogni suo prodotto e in generale per lo sviluppo del nostro Ateneo. Dalle conquiste di risorse in Europa discende il possibile incremento di risorse per la programmazione del personale. Ma la statistica offre grande sconforto: il paragone con il panorama italiano prova un risultato spesso povero del nostro Ateneo, ad esempio nella cornice Horizon 2020. Con l’arretramento della ricerca è palese il pericolo di una deriva provinciale, con discesa della forza di attrazione che ha guidato sempre da ogni regione verso le aule del nostro Ateneo matricole, studenti per il cammino magistrale, allievi per il dottorato».

Perché si è determinata questa situazione?

«L’impegno pur non marginale profuso da colleghi da tempo inseriti nel governo del nostro Ateneo vede un limite nel generale indirizzo fondato sulla didattica. Purtroppo la scelta della didattica, in più di un delicato momento, ha penalizzato le tante discipline che registrano conquiste di grande spessore. La di per sé debole risposta del nostro Ateneo al sistema della valutazione voluto dalla legge 240 e guidato dall’ANVUR giunge in ritardo nel panorama italiano e internazionale. Un risultato che ha palese ripercussione per la tenuta stessa della didattica in campo tecnologico, in campo scientifico e in campo umanistico. Il finanziamento dei PRA, in base al positivo bilancio patrimoniale, ha senza dubbio donato respiro per la ricerca. Ma non ha permesso la selezione indispensabile per premiare il merito e, guidato dal consiglio di amministrazione con estensione delle competenze, ha creato sterile tensione. La diminuzione del nostro FFO nasce dai tagli ministeriali, conseguenza inevitabile della crisi economica e delle politiche adottate nel paese che certo non privilegiano la pur centrale funzione della ricerca e della formazione. Ma nel nostro FFO e in generale nell’acquisizione di risorse pesa il risultato non positivo che giunge dalla valutazione della ricerca. Un esempio molto concreto è la distribuzione di contratti da RTD senior, in base al DM 78 del 18 febbraio, per applicazione della legge di stabilità: delude la quota del nostro Ateneo, 23, nel paragone con Bologna, 50. Giunge il momento di un rilancio di scambi e di accordi con il sistema internazionale della ricerca, da considerare non crudele necessità per la definizione di un profilo, ma forma e sostanza di un impegno quotidiano per appagare la natura stessa del nostro Ateneo, che ha da sempre nella ricerca la vocazione più grande».

Eppure. ad ascoltare il rettore uscente, Massimo Augello, grazie alle politiche degli ultimi anni si possono avviare politiche espansive.

«Frutto di opportune strategie di prudenza, il positivo bilancio patrimoniale del nostro Ateneo ha la forza per un rilancio della ricerca. Il Rettore attuale annuncia un poderoso movimento per il personale docente, per il personale tecnico e per il personale dell’amministrazione. Lo salutiamo con gioia, ma un dubbio è inevitabile. Perché ora? Il clima elettorale del nostro Ateneo, con la tensione che ne deriva, non è conciliabile con processi decisionali di così grande rilievo. Perché non prima? Se la distribuzione di contratti da RTD senior giunge ora, è naturale chiedersi perché il positivo bilancio patrimoniale del nostro Ateneo non ha permesso un poderoso movimento per il personale docente già nel 2015 o nel 2014, perché il governo del nostro Ateneo per così lungo tempo ha soffocato la speranza di un personale docente già riconosciuto dai giudizi di abilitazione pronto per un ruolo di responsabilità piena».

Nei prossimi mesi ci saranno 200 assunzioni?

«Un tetto, 200, difficile da immaginare nei prossimi mesi, se non altro perché il tempo dei processi decisionali, fra Dipartimenti e consiglio di amministrazione, con valutazione dei candidati e, al termine, chiamata dei vincitori, è ben più lungo. Ma credo inevitabile distinguere fra le progressioni di ruolo e le assunzioni: molte le progressioni di ruolo per il personale docente, poche le assunzioni e per lo più con contratti da RTD iunior, contratti che la legge 240 vuole di durata triennale. Questo è un acuto problema del nostro Ateneo. Mancano politiche di reclutamento e purtroppo con il personale docente in organico, anche per il blocco del turnover, è sempre più difficile sostenere il complesso impianto della didattica. Certo, la legge 240 impone di non scendere sotto il 20 per le assunzioni. Un limite che il governo del nostro Ateneo dovrà rispettare».

Scuola Normale e Scuola Sant’Anna hanno una grande capacità attrattiva di investimenti. Questo finisce per penalizzare l’Ateneo?

«E’ palese purtroppo il deterioramento del rapporto con il CNR, con le scuole di eccellenza, la Scuola Normale, la Scuola Sant’Anna, che registrano da tempo un successo nella ricerca e un alto livello di attrazione sia nel contesto italiano sia nel contesto internazionale. Un deterioramento che dovrà presto lasciare spazio alla condivisione di obiettivi, anche per escludere ogni pericolo di nefasta interpretazione del nostro Ateneo quale complesso di strutture di servizio per la didattica di base. Il rilancio della ricerca rende inevitabile un positivo intreccio con le scuole di eccellenza, sia per la gestione dei progetti sia per il dottorato. Credo utile oggi meditare sulla possibile creazione di un polo di eccellenza, un polo per il dottorato, non privo di autonomia nel bilancio e nell’amministrazione, in grado, anche per un suo concreto assetto, di favorire la trama internazionale di scambi».

Eccessivo accentramento dei poteri decisionali: quale autonomia per i singoli dipartimenti?

«Nel periodo ultimo, un eccessivo accentramento ha condizionato le notevoli energie dei Dipartimenti e frenato lo sviluppo di progetti. Bisogna rivendicare al dibattito nei Dipartimenti la piena facoltà di scelta sulla programmazione del personale, sulle politiche opportune per le singole discipline che dei Dipartimenti costituiscono l’articolazione: per la piena facoltà di scelta, è giusto immaginare nei Dipartimenti la gestione dei punti organico, che il Consiglio di Amministrazione assegnerà senza entrare nel merito delle singole discipline, ma con trasparente criterio di distribuzione. L’esperienza di gestione maturata nel tempo mi consente di affermare che, per garantire l’autonomia e la dignità dei Dipartimenti, è inevitabile un fondo di risorse ben più ampio. Certo è un compito dei Dipartimenti deliberare sulla didattica e sulla ricerca, per un concreto funzionamento dei laboratori e del sistema bibliotecario».

Come intende impostare il rapporto tra Università e istituzioni locali?

«Il nuovo Rettore dovrà uscire dal palazzo per la creazione di ponti con la ricerca nel mondo, un continuo impegno diplomatico per garantire al futuro del nostro Ateneo un profilo adeguato e più vasta collocazione internazionale. Ma dovrà uscire dal palazzo anche per il rilancio di un concreto impegno sul territorio, in positivo rapporto con la Regione Toscana e con l’amministrazione della città. Da un concreto impegno sul territorio deriva la speranza di favorire la terza missione, di superare il modesto bilancio nel trasferimento tecnologico, indispensabile per il tessuto economico e sociale del territorio. Un simile impegno è da immaginare nel contesto italiano, se il nuovo Rettore vorrà entrare in rapporto fruttuoso con le strutture ministeriali, con il Parlamento, con l’ANVUR, per un contributo di stimolo se non di egemonia, fornito con successonel passato».

Negli ultimi anni c’è stata una forte espansione immobiliare. Ci sono strade del centro occupate quasi per intero dall’Università, con ricadute sulla vita sociale. Come si può intervenire?

«La realizzazione di varie conquiste, fra palazzo Matteucci e il polo delle Piagge, fra il palazzo per Chimica e il complesso dei Salesiani, deriva da un lungo cammino che ha radice nel passato del nostro Ateneo. Pur con alcune macroscopiche lacune, ad esempio Biologia, scissa fra San Zeno e il palazzo del Granduca, e Veterinaria, scissa fra San Piero e il Viale delle Piagge, lo spazio del nostro Ateneo è già grande: più che un ulteriore incremento, con sottrazione di risorse per la ricerca, è indispensabile, se non l’alienazione, il recupero delle strutture, spesso di prestigio, ma fatiscenti. Certo la sofferenza per la didattica è notevole. La disponibilità delle aule in più di un polo costringe ai rimedi più fantasiosi, con intreccio spesso maldestro negli orari, rapidi spostamenti degli studenti e risultato negativo per la frequenza. Non marginale ad un tempo la carenza di attrezzature nelle aule, per lo più obsolete».

Quali sinergie possono nascere per la gestione di problematiche inerenti alla vita degli studenti?

«Il disagio degli studenti, grande in questo periodo non felice, dovrà trovare presto un conforto. Non solo con la ricerca di ogni possibile soluzione per garantire il diritto al vitto e al sempre più irreperibile alloggio. Dal nostro Ateneo attendiamo al più presto misure per favorire un divertimento che sappia integrare la formazione con attività capaci di alimentare passioni, musica, teatro, sport, cinema, da sostenere con l’amministrazione della città. Mancano autobus e navette per connettere zone animate dagli studenti, Cisanello e il Polo Piagge, Ingegneria e Chimica. L’errore dell’ex GEA, certo non tamponato da interventi paternalistici, offre il paradigma di una scelta da evitare. Nella ricerca di aggregazione vedo la dinamica espressione di un desiderio di crescita per la costruzione di un futuro: apriamo lo spazio del nostro Ateneo ai progetti più intensi e veri degli studenti».