Addio bisturi, ecco il robot che tratterà i tumori di fegato e rene con gli ultrasuoni

Il progetto del S. Anna di Pisa. Nei prossimi mesi i test su pazienti umani

Il robot per gli interventi sui tumori di rene e fegato (foto Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa)

Il robot per gli interventi sui tumori di rene e fegato (foto Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa)

Pisa, 3 novembre 2015 - Un robot tratterà in modo non invasivo e più flessibile i tumori di rene e fegato e, più in generale, quelli dei cosiddetti "organi mobili". Presto infatti approderà nelle sale operatorie una piattaforma robotica capace di eseguire interventi chirurgici mediante ultrasuoni focalizzati ad alta energia grazie a un progetto coordinato dall'istituto di Biorobotica della Scuola Sant'Anna di Pisa e finanziato dall'Ue con circa 3 milioni di euro.

Partner dell'ateneo pisano sono un gruppo di università, centri di ricerca e aziende europee, come l'università inglese di Dundee, dove è attivo il gruppo di Andreas Melzer, coordinatore medico del progetto e riconosciuto a livello internazionale come opinion leader per le tecnologie mediche in radiologia interventistica. Lo studio prevede la realizzazione di un robot altamente flessibile per trattare i tumori addominali attraverso la metodica degli "ultrasuoni focalizzati ad alta intensità" sotto guida ecografica, garantendo un'invasività minima per il paziente e maggiore sicurezza.

"Flessibilità e guida robotica - spiega una nota della Sant'Anna - uccidono le cellule del tessuto tumorale. I vantaggi della piattaforma per i medici e, soprattutto, per i pazienti appaiono significativi e in grado di migliorare degenza e convalescenza: la lesione tumorale può essere trattata senza provocare danni collaterali ai tessuti sani, senza inserire aghi o bisturi e senza ricorrere alle tradizionali incisioni chirurgiche".

"Le competenze di primissimo livello nei campi della robotica, della bioingegneria, degli ultrasuoni a elevata intensità, dell'imaging ecografico e del 'machine learning dei ricercatori coinvolti ? spiega Arianna Menciassi, docente di Biongegneria industriale alla Scuola Sant'Anna di Pisa e supervisore del progetto - hanno costituito il punto di partenza di questo lavoro: ora siamo nella fase di integrazione dei componenti per la successiva validazione sperimentale e quindi per la valutazione finale dei risultati raggiunti in termini di precisione, flessibilità ed efficacia della terapia». Menciassi sottolinea anche che "due bracci robotici a sei gradi di libertà sono stati programmati per trattare con ultrasuoni a elevata intensità lesioni tumorali sfruttando guida ecografica 3D e utilizzando un generatore Hifu progettato e sviluppato internamente al consorzio".

"I test su pazienti umani - conclude Menciassi - inizieranno nei prossimi mesi, presso il centro di chirurgia sperimentale di Dundee con l'obiettivo di ottenere tutte le informazioni necessarie per garantire l'utilizzo della piattaforma in una reale sala operatoria nel più breve tempo possibile. La valutazione della piattaforma robotica sarà condotta anche da un panel di esperti internazionali, clinici e tecnici, che vedono nel progetto un trampolino di lancio per l'utilizzo a largo spettro di questa tecnica terapeutica, ancora poco diffusa".