Da ''super-favorita'' a grande delusione. La parabola del Pisa di Braglia

Venticinque formazioni diverse in 26 partite e quattro diversi assetti tattici alternati continuamente nel corso della stagione non sono bastati a mister Braglia per trovare il bandolo di una matassa sempre più inestricabile

Piero Braglia (LaPresse)

Piero Braglia (LaPresse)

Pisa, lunedi 2 marzo 2015 - Chi le ha contato è arrivato a calcolare fino a 25 diverse formazioni in 26 partite. Distribuite, fra l'altro, in cinque differenti moduli di gioco dato che il Pisa per 12 volte è sceso in campo con il 3-5-2, in una circostanza con il 4-2-4 e per quattro partite ciascuno, rispettivamente, con il 4-4-2, il 3-4-3 e il 4-3-3. In altri termini un vero e proprio rompicapo di numeri,moduli e interpreti che, finora, ha prodotto la «miseria» di 44 punti, nove in meno della capolista Ascoli. La quale, espugnando venerdi l'Arena Garibaldi, ha sostanzialmente ipotecato la promozione diretta in B. Aveva detto mister Braglia che «i campionati si vincono da marzo in poi» e che «la cosa più importante sarebbe stato rimanere ad un passo dalla vetta per poi dare il massimo nella volata finale». E, invece, alla fine di febbraio, il Pisa è già quasi costretto ad alzare bandiera bianca: la corsa per il primo posto non è quasi più affar suo e le residue speranze di promozione in B passano attraverso la qualificazione ai «play-off», quella lotteria che ad inizio stagione dirigenza e staff tecnico nerazzurro avevano detto di voler evitare proprio per evitare di andare ad incrociare i tacchetti contro le «corazzate» del girone B come Salernitana e Lecce. 

E' la fotografia di un «quasi»fallimento di cui, ovviamente, Piero Braglia non è certo l'unico responsabile. Ma sicuramente uno dei principali: non solo per le incertezze su formazione e moduli. Il tecnico nerazzurro, insieme all'ex «diesse»Pino Vitale, è anche l'uomo che questa squadra l'ha progettata e costruita in estate. E, insieme al nuovo direttore sportivo Pietro Tomei, colui che l'ha corretta durante la campagna trasferimenti di gennaio. Perchè almeno su un fatto non ci sono dubbi: il Pisa di quest'anno è costato tanto quanto deve costare una squadra che vuol vincere il campionato ma, almeno finora, ha offerto un rendimento nettamente inferiore a quello che ci si attende da una squadra che punta al primo posto. Conseguenza: se il volume degli investimenti è stato adeguato, strategie e scelte tecniche evidentemente lo sono state molto meno. E fra chi ha preso le decisioni Piero Braglia ha avuto certo un ruolo da comprimario.

La società lo ha sostanzialmente riconfermato alla guida dei nerazzurri, anche se i bonus sono definitivamente esauriti per tutti. Non ne hanno più squadra e giocatori, molti dei quali in nerazzurro rischiano di giocarsi una parte della credibilità conquistata in tanti di più che onorata carriera in categoria superiore. E li ha esauriti anche mister Braglia, l'ultimo allenatore capace di portare il Pisa in serie B, ancora in sella grazie proprio al sostegno assicuratogli dalla squadra (nella riunione notturna di venerdi) e ad un contratto considerato molto pesante per le casse del club di Piazza della Stazione. La sostanza, comunque, è che Morrone e compagni sono partiti a settembre con i galloni di «super-favorita» e sono arrivati a fine febbraio con quelli di «grande delusione» del torneo- Adesso hanno dodici partite per dimostrare che aver scommesso in loro non è stato un abbaglio totale. E' l'ultima chiamata, o quasi.