Vandali e danni all’Orto Botanico, "La gente viene e porta via i fiori"

La rabbia del curatore: «Lasciano liberi anche i cani»

Una delle aiuole danneggiate - Foto Valtriani

Una delle aiuole danneggiate - Foto Valtriani

Pisa, 25 gennaio 2018 - Gli ultimi episodi sono successi proprio in questi giorni. E il racconto arriva a rasentare l’assurdo: «Una ragazza, sedicente studentessa universitaria, scoperta con in mano tre narcisi di tre diverse specie colti e messi sottobraccio. ‘Mi servono per studiare, frequento la facoltà di botanica’ ci ha risposto quando ci siamo accorti del danno...».

L’Orto botanico – il più antico orto botanico universitario del mondo – trattato come una serra qualunque, un’agraria dove rifornirsi di piantine, un parco giochi per i bambini, anche un’area di sgambatura cani. «Manca la cultura, l’educazione, la civiltà...» ribadisce Giuseppe Pistolesi, curatore dello storico giardino fondato nel 1543-1544 da Luca Ghini, patrimonio dell’intera città, oltre che dell’Università di Pisa.

Almeno un danno al mese, è successo anche su specie rare. Una conta che sembra non finire. Due giorni fa, un altro caso: ad essere spezzati e sottratti sono stati gli apici di una Crassula pyramidalis, parte della collezione delle piante succulente, esemplare originario delle zone aride dell’Africa meridionale. Comune, non certo rara ma in ogni caso un bene dell’orto botanico.

Non bastano i cartelli che indicano le norme comuni di comportamento basate sul rispetto, non ci sono telecamere a registrare o semplicemente a fare deterrente («sarebbe impossibile coprire tre ettari di orto»). E anche il personale è ridotto all’osso: tre giardinieri più altri due a contratto presenti solo al mattino, la sorveglianza alla reception per il resto della giornata.

I danni e gli atti vandalici, piccoli o grandi che siano, si concentrano nei fine settimana di apertura straordinaria (ogni prima domenica del mese con ingresso gratuito) e in occasione di eventi divulgativi. Che fare allora per evitare danni? «Sarebbe sicuramente utile avere una risorsa che potesse percorrere il giardino, con un controllo costante tra i vari ambienti – dice Pistolesi – ma anche far lasciare le borse all’ingresso, in modo da evitare che i visitatori possano nascondere piante e fiori e portarli via, come purtroppo spesso acccade. Le piante più rare, pregiate o in via d’estinzione potrebbero essere protette da teche come già fanno in molti orti botanici. Ma vorremmo che fosse l’estrema ratio... Il problema comunque è più ampio e riguarda non solo i turisti ma anche, purtroppo, i pisani: si comportano dentro l’orto botanico come fosse il Giardino Scotto, fanno giocare i figli senza sorvegliarli, portano e lasciano liberi i cani».