La Boschi «non gradita» alla Normale, docenti e studenti contro la sottosegretaria

Polemica sull'iniziativa. Il direttore della Scuola difende la scelta e l'invito

Maria Elena Boschi (Imagoeconomica)

Maria Elena Boschi (Imagoeconomica)

Pisa, 4 febbraio 2017 - «Un tempo essi firmavano le loro lettere, come Kant e Hume, ‘servo umilissimo’, e intanto minavano le basi del trono e dell’altare. Oggi danno del tu ai capi di governo e sono sottomessi, in tutti i loro impulsi artistici, al giudizio dei loro principali illetterati».

L’affondo arriva via Facebook e va a colpire in un colpo solo la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi («non ha un curriculum Normale»), e la più prestigiosa delle Università italiane, ovvero la Scuola Normale di Pisa. A lanciare lo ‘schiaffo’ virtuale, Francesco Panaro docente di sociologia all’università di Firenze che critica la decisione della Scuola di chiamare la Boschi al convegno su «La nuova frontiera dei diritti». Così, citando la «Dialettica dell’Illuminismo» di Theodor Wiesengrund Adorno e Max Horkheimer, Panaro scatena gli internauti.

Senza scalfire però il direttore della Normale, Vincenzo Barone. Anche perché, osservano da Palazzo alla Carovana, «‘I venerdì della Normale’ sono stati pensati per dare occasione a un vasto pubblico di approfondire temi di interesse generale». Nel caso, il tema è quello dei diritti della persona nella società contemporanea, in particolare della donna, anche in occasione della giornata internazionale sull’infibulazione femminile indetta per il 6 febbraio.  La Boschi, nel governo Gentiloni, ha la delega alle Pari Opportunità.

«Riveste quindi – fanno notare dalla Normale – un ruolo specifico, istituzionale, pertinente all’argomento». Insomma, alla fine la polemica di Panaro evapora come una bolla di sapone. Anche, perché, forse non sa che, a novembre, il direttore Barone non strinse la mano a D’Alema che, arrivando alla Normale, aveva provato a tirar per la giacchetta i docenti in piena campagna referendaria. Quel Barone respinto all’esame da ‘normalista’ e trent’anni dopo chiamato a dirigere la Scuola. Mentre D’Alema dalla Normale fu espulso perché non in pari con la media (troppo preso dalla politica). Insomma alla Normale il curriculum conta. Purché sia (a)normale.