Appartamenti a luci rosse tra i palazzoni di Cisanello

Sotto processo sono finiti una ecuadoregna e un dominicano

Appartamenti a luci rosse tra i palazzoni di Cisanello

Appartamenti a luci rosse tra i palazzoni di Cisanello

Pisa, 16 maggio 2017 - Annunci a luci rosse sul web e prostituzione tra Pisa, Altopascio e Bari, con «missioni» fuori regione per raggiungere i clienti, e proventi versati su una post pay. Il tutto, appunto, con inserzioni sui siti più gettonati, foto e descrizioni esplicite e riferimenti telefonici sui quali i carabinieri pisani hanno indagato anche fingendosi clienti e prendendo contatti e appuntamenti: così hanno localizzato la casa e le condotte di chi la frequentava. I primi passi dell’inchiesta, arrivata ieri in aula davanti al primo collegio della sezione penale del tribunale, presieduto da Pietro Murano, partirono da Milano, quando agenti della sezione fasce deboli in servizio del presso la Procura, «intercettarono» – lavorando per un’altra indagine – le vicende di un’appartamento nella zona di Cisanello e dell’attività di chi lo abitava. Quanto scoperto dalla Procura lombarda è passato nelle mani dei colleghi pisani e, in particolare, del pm Flavia Alemi che, guidando gli agenti del nucleo investigativo dell’Arma, ha fatto luce su un giro di ragazze reclutate in Brasile, Ecuador e Repubblica Dominicana. Quattro uomini e due donne furono così indagati, ma poi le posizioni sono state stralciate e al dibattimento in aula a Pisa sono arrivati l’ecuadoregna Ingrid Tamara Cedeno Rivera, 33 anni, residente a Pisa come il dominicano Gregori Herrera di 29 anni, chiamati a rispondere a diverso titolo di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Alla prima udienza è stata ricostruita la complessa indagine portata avanti con verifiche effettuate su alcuni annunci apparsi su siti “dedicati”, intercettazioni e analisi delle utenze telefoniche pubblicizzate, dalle quali è emerso un collegamento ad altre utenze in uso agli imputati.

Ben definita sarebbe stata – secondo quanto è emerso dalle deposizioni degli operanti di polizia giudiziaria – l’organizzazione degli incontri, le modalità, gli accordi e la vigilanza: la prostituta, dopo aver concordato l’appuntamento telefonico con il cliente, in presenza di sospetti, chiamava al cellulare il «bodyguard» invitandolo a contattarla con un squillo all’orario stabilito, cui sarebbe seguita l’irruzione nell’appartamento se dopo cinque minuti la donna non avesse risposto. Ingrid Tamara Cedeno Rivera, difesa dall’avvocato Stefania Ceccarelli, si muoveva da Pisa verso Altopascio e Bari, accompagnata da altre ragazze per lavorare. Gregori Herrera, assistito da Chiara Bonaguidi e presente in aula, per l’accusa, avrebbe garantito protezione intervenendo se veniva segnalato pericolo o necessità. L’uomo, dalle indagini svolte dalla polizia giudiziaria, non aveva un lavoro fisso e quindi una fonte di sostentamento che, per l’accusa, arrivava invece da questo giro che lavorava con un vero e proprio tariffario e che traeva la maggior parte della clientela dal web a luci rosse.