"Dottoressa, si tiri giù le mutande". La "violenza" durante il concorso

La denuncia di Cristiana Sani, 30 anni, aspirante magistrata massese

Un concorso (foto di repertorio)

Un concorso (foto di repertorio)

Massa Carrara, 2 febbraio 2018 -  «Dottoressa per favore si tiri giù le mutande». Questa la “strana” richiesta di due agenti donne della polizia penitenziaria ad una candidata al concorso per magistrati, che si è svolto a Roma venerdì scorso, 26 gennaio. A denunciare l’episodio è la stessa Cristiana Sani, 30 anni, massese, laureata in Giurisprudenza e volontaria del centro antiviolenza D.u.n.a. dell’associazione A.r.pa di Massa che ha raccontato quello che le è accaduto durante l’esame di magistratura. È esterrefatta per quello che le è successo, «e non sono stata la sola – afferma Cristiana – : dopo che ho pubblicato il post su Facebook molte ragazze mi hanno scritto per dirmi che era successo anche a loro».

Sani racconta nel dettaglio l’accaduto: «Eravamo in tantissimi al concorso, per le prime due ore dalla dettatura della traccia non è possibile alzarsi per andare in bagno, poi solo per settore. Al momento del mio settore mi sono alzata per andare in bagno. Uno dei poliziotti ha invitato le ragazze dietro di me a cambiare fila ed usare i servizi all’esterno ma loro hanno preferito rimanere lì. A quel punto il poliziotto si è sganciato la cintura dove teneva la pistola e ha detto “bene, allora fatelo voi il mio lavoro”. Un atteggiamento che mi è sembrato piuttosto strano. Poi ha chiamato due poliziotte, una delle due ha detto “avete freddo? Non vi preoccupate adesso ci pensiamo noi a scaldarvi”».

E poi è scattata la perquisizione: le due poliziotte hanno detto alla candidata di mettersi in un angolo del corridoio, ma la modalità  della perquisizione agli occhi della Sani sembrava «inusuale ed irregolare. Solitamente chiedono di guardare negli stivali o sotto la maglia – afferma Cristiana – invece mi hanno fatto alzare la maglia, slacciare il reggiseno ed abbassare i pantaloni, poi mi hanno chiesto di abbassare le mutande ed io mi sono rifiutata. A quel punto mi hanno chiesto se avessi il ciclo. Io ho risposto che mi vergognavo. Ho pensato subito che fosse una sorta di ripicca per le ragazze che non volevano andare al bagno fuori. Intanto con la coda dell’occhio ho visto una delle altre candidate che si stava rivestendo».

Si è sentita «uno schifo», Cristiana, al rientro in aula. Poi ha terminato la prova nonostante «l’abuso di potere», come lei stessa lo ha definito, esercitatole contro. Sani adesso si sta muovendo per vie legali, ha contattato il suo avvocato «e di certo – annuncia – presenterò un esposto al Csm e forse anche alla Procura. E coinvolgerò anche le altre. Non credo sia giusto tacere davanti a queste ingiustizie». I centri antiviolenza della rete “Tosca” hanno manifestato subito solidarietà a Cristiana. Ed il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è stato invitato ad accertare l’accaduto e a fare chiarezza.

Margherita Badiali