Fratricidio a villa Massoni, tragico antefatto. "Piero ha bisogno di cure" / FOTO

Altra 'querelle' per un'abitazione a Viareggio. Marco Casonato si era rivolto all’Asl per i comportamenti del fratello

Marco Casonato il giorno dell’arresto

Marco Casonato il giorno dell’arresto

Massa, 28 novembre 2017 - IL DELITTO di Villa Massoni a Massa avrebbe avuto una sorta di antefatto. I due fratelli Casonato erano infatti proprietari di un’abitazione in via Zara a Viareggio che fu al centro dell’ennesima querelle fra Marco, l’omicida, e Piero, l’ucciso. Il delitto avvenne nel pomeriggio del 1° novembre scorso, nel parco dello storico edificio di Massa. La vittima era un medico di 59 anni; ad ucciderlo il fratello 62enne, docente di psicologia all’Università di Milano. I due, ultimi eredi di una nobile famiglia, erano comproprietari della villa e in contrapposizione da tempo per le vicende legate proprio all’edificio. L’ultimo, violento, diverbio fra i due sarebbe stato causato da divergenze su lavori di manutenzione del parco che erano stati affidati da Piero ad alcuni nomadi. Marco Casonato, probabilmente al culmine dell’ennesima lite, travolse con la proprio auto il fratello per poi fuggire e consegnarsi alle forze dell’ordine poco dopo.

IN QUESTI giorni, dal carcere di Massa dove è detenuto, Marco Casonato ha incaricato l’avvocato James Popper di Forte dei Marmi di fare chiarezza su un episodio avvenuto a Viareggio la scorsa primavera. Secondo quanto denunciato alle autorità dallo stesso Marco, il fratello Piero era andato ad abitare nella loro casa di via Zara, dove aveva tenuto atteggiamenti preoccupanti sotto il profilo psichiatrico: tagliare i cardini dei cancelli, sfondare i portoni, danneggiamenti, lanciare vasi. In maggio Marco si rivolse sia alla Procura di Lucca che all’Asl esprimendo preoccupazione sulle condizioni del fratello e ricordando come fosse stato ricoverato per sei mesi all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino nel 2008 a seguito del ritrovamento nella sua casa a Prato di un arsenale di armi; infine, temendo una ricaduta, chiedeva accertamenti urgenti da parte dei servizi competenti e di sottoporre il fratello a cure.

Abitando Piero in quel periodo a Viareggio, fu interessato della vicenda il primario del reparto di Psichiatria dell’ospedale Versilia, professor Mario Di Fiorino, il quale chiese al sindaco Giorgio Del Ghingaro di emanare un’ordinanza di Aso (Accertamento sanitario obbligatorio) che fu emessa l’8 giugno. Quando però l’équipe medica si presentò nella casa di via Zara, vi trovò due persone - forse nomadi - che si qualificarono come inquilini e che riferirono che Piero Casonato era rientrato a Massa. Di Fiorino segnalò l’accaduto all’Asl ma l’iter si bloccò. Se l’allarme fosse stato ascoltato, la vicenda avrebbe avuto un finale diverso? Un aspetto tutto da chiarire sul quale sta appunto lavorando James Popper.