Lettera aperta del poliziotto-rapinatore: "Ho perso la testa, mi vergogno e chiedo scusa"

Lungo sfogo di Daniele Trubiano, agli arresti domiciliari in attesa di giudizio dopo diversi colpi nei supermercati: "So di non avere scusanti. Pagherò caro i miei errori"

Daniele Trubiano è stato scarcerato

Daniele Trubiano è stato scarcerato

Lucca, 4 febbraio 2016 - Lettera aperta di Daniele Trubiano, che a breve pubblicherà il suo libro autobiografico "Bolle d'affanno", dove percorre le tappe della sua vita di poliziotto, più volte elogiato per le sue azioni di coraggio, entrato a far parte anche del nucleo anti terrorismo, e poi finito nella spirale dei debiti crescenti e delle finanziarie, fino alla scelta sconsiderata di cercare la soluzione rapinando supermercati. Dopo il 'colpo' alla Conad di S.Alessio nel 28 settembre scorso fu arrestato e fu reo confesso di altre rapine. Attualmente il poliziotto-scrittore è agli arresti domiciliari in attesa di giudizio.

"Ho pensato tanto prima di scrivere queste righe. Ho cercato un motivo per cui valesse la pena farlo e così tornare ad esistere dopo mesi in cui mi ero volontariamente eclissato. Dopo tanto pensare ho realizzato che forse era necessario per me e per chi mi conosce bene, che chiedessi scusa per quello che ho fatto, di cui, tra l'altro, mi vergogno terribilmente. Dopo trenta anni di onorato servizio nella polizia di stato, definito da chi mi ha diretto 'eccellente', a causa di una gestione completamente errata dei miei guadagni, di una separazione e dei debiti accumulati con le finanziarie, ho perso la testa e ho effettuato delle azioni che, non solo ho sempre combattuto, ma che mai avrei creduto di poter compiere e che ad oggi, ho grosse difficoltà ad accettare di avere materialmente eseguito. Come non bastasse, mi rendo tremendamente conto, che il mio agire ha provocato dolore a tante persone tra cui colleghi, amici, parenti e familiari e di questa cosa non riesco a perdonarmi; a poco serve il fatto che alcuni di loro, non solo non mi ha mai abbandonato, ma addirittura è corso a darmi sostegno morale e materiale, in questo momento per me così terribile".

"So di non avere scusanti per gli atti che ho commesso e queste mie righe non vogliono assolutamente essere un tentativo di sminuire la gravità di quello che ho fatto che, di per se, risulta ingiustificabile. Dire che mi dispiace e che mi scuso non è sicuramente abbastanza, so però che sto pagando e pagherò caro i miei errori e che ho buttato via una vita intera e dovrò inventarmene una da zero, se mai ci riuscirò, con l'aiuto di chi mi vuol bene, di chi mi aiuterà a trovare un lavoro ed una casa. Non pretendo e non posso aspettarmi il perdono, ma spero di poter dimostrare che quello che è successo è stata solo una breve parentesi, orribile della mia vita, in cui io non mi riconosco e che non rappresenta la persona che in realtà io sono. Dopo quello che è successo, avrei voluto sparire e scontare, lontano da tutto, quello che verrà stabilito io debba pagare".

"Poi hanno preso il sopravvento in me le parole dello specialista che mi ha seguito i primi giorni della mia detenzione, quando mi ha spiegato che con la mia storia, avrei potuto aiutare tanti che si trovano nelle mie stesse condizioni debitorie e che magari per mancanza di informazioni, oppure meramente per vergogna, possano essere a rischio di commissione di atti di cui poi, si potrebbero pentire per tutta la vita o per i quali magari verrebbero odiati per l'eternità. Anche perché la situazione in cui io mi sono trovato, che è simile a quella di altre decine di migliaia di italiani, prevedeva in me, tra le possibili soluzioni, quella di mettere fine alla mia fallimentare esistenza. Cosi ho deciso che racconterò quello che è stata la mia disastrata vita e come ho accumulato errori e debiti, spiegando però come si possa uscire da situazioni debitorie e a chi ci si può rivolgere per farsi aiutare. Io purtroppo l'ho scoperto troppo tardi".