Rene sbagliato, i primi tre indagati: sono due urologi e una radiologa

Il pm nomina due periti: uno è consulente sul caso di Yara Gambirasio

Guido Dal Porto (foto Alcide)

Guido Dal Porto (foto Alcide)

Lucca, 19 maggio 2016 - Sono tre al momento i medici indagati dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sul clamoroso scambio di rene durante un intervento chirurgico all’ospedale «San Luca», ai danni di Guido Dal Porto, ex imprenditore 56enne di San Ginese. Un’indagine scattata sulla base della denuncia presentata dal paziente tramite l’avvocato Veronica Nelli. Si tratta di Claudia Gianni, medico radiologo di 43 anni che aveva refertato la Tac, commettendo un errore materiale con scambio del lato destro per il sinistro (difesa dagli avvocati Carlo Di Bugno e Francesco Guastapaglia); Stefano Torcigliani, medico urologo di 58 anni che ha effettuato l’intervento chirurgico (avvocato Enrico Marzaduri); Giuseppe Silvestri, urologo 59enne di Pescia, proveniente dall’Asl 3 di Pistoia e da poco in organico al «San Luca»: era il secondo operatore in sala (avvocato Francesca Del Carlo).

L’ipotesi per tutti e tre è quella di «cooperazione colposa nel reato di lesioni gravissime», ma l’inchiesta è ancora in piena evoluzione e potrebbe riservare ulteriori novità. Allo stato attuale si tratta di avvisi di garanzia dovuti, per poter eseguire atti irripetibili. La Procura intende infatti procedere con ulteriori accertamenti tecnici per verificare se vi siano responsabilità colpose da parte del personale sanitario che ha avuto in cura Dal Porto o di chi ha partecipato all’intervento chirurgico. A questo proposito il pm Elena Leone ha nominato due consulenti tecnici. Si tratta del professor Davide Vicini, urologo e docente universitario di Pavia, e del medico legale Luca Tajana, noto anche come co-firmatario della relazione conclusiva dell’autopsia sul corpo di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra uccisa nel 2010.

Saranno importanti anche le relazioni stilate dai carabinieri del Norm di Lucca e del Nas di Livorno che, in ospedale e nel carcere di «San Giorgio» (dove Dal Porto era detenuto fino a un mese fa), hanno preso a sommarie informazioni i soggetti a qualsiasi titolo coinvolti nella vicenda. Sotto sequestro i due «sondini» che al «San Luca» erano a disposizione dell’equipe medica per l’ureteroscopia al momento dell’intervento: uno lungo 43 centimetri che sarebbe stato usato e un altro da 67 centimetri. A sua discolpa l’urologo Torcigliani aveva infatti spiegato di aver tentato l’ureteroscopia, prima di asportare il rene destro, ma di non aver potuto raggiungere materialmente il punto del tumore con la sonda a disposizione. Questo gli avrebbe impedito di scoprire che quel rene era in realtà sano. Intanto Guido Dal Porto stamani incontrerà l’urologo Massimo Cecchi dell’ospedale Versilia, in vista del nuovo intervento chirurgico al quale dovrà essere sottoposto per eliminare la parte malata del rene sinistro, colpito da una forma tumorale. «Voglio un colloquio Prima però – commenta Guido Dal Porto – voglio parlarci con calma e fargli tutte le domande che ho in mente. Mi fido di lui, ma sono in una situazione psicologica delicata e voglio capire bene sia i rischi di questa nuova operazione, sia gli scenari futuri.