
Il luogo dell'omicidio; sopra Massimo Donatini e, sotto, Francesco Sodini
Lucca, 7 aprile 2015 - Uccide il collega di lavoro con dieci colpi di pistola - una Glock 9x21, che tiene 16 colpi nel caricatore più uno in canna - e poi si costituisce. La città è sotto choc per un omicidio, un vero agguato a due passi dalle Mura, avvenuto di prima mattina a Lucca, in piazza Salvo d'Acquisto all'Arancio. La vittima è Francesco Sodini, 52 anni, capo-reparto di una cartiera a Porcari, la Lucart, e residente nel popoloso quartiere dell'Arancio. E' stato freddato sotto casa da dodici colpi di pistola sparati con impeto. A fare fuoco, con l'arma del padre, una Glock, è stato Massimo Donatini, 43 anni, residente a Camigliano, dipendente della stessa cartiera.
Massimo Donatini:
E' stato lo stesso Donatini a presentarsi al comando provinciale dei carabinieri mezz'ora piu' tardi, consegnando la pistola e affermando di aver ucciso il suo capo. Il movente riguarderebbe dissidi in ambito lavorativo. L'omicida reo confesso è stato sottoposto a fermo. Su di lui, in caserma, ci sono degli accertamenti in corso. E' presente anche personale della Squadra Mobile.
Secondo quanto si apprende l'uomo e la vittima avevano avuto dei dissapori e dei dissidi sul posto di lavoro. Donatini aveva il timore di perdere l'occupazione nella cartiera per le "cattive referenze" del capo reparto. Per questo Massimo Donatini avrebbe ucciso. Così almeno ha raccontato ai carabinieri.
Donatini ha raggiunto in auto il quartiere dove abitava il suo capo e ha atteso che scendesse dietro una siepe in piazza D'Acquisto. Ignaro di tutto, Sodini è sceso dalla sua abitazione di via Felino Sandei, ha attraversato la strada per andar a prendere la propria vettura, una Lancia Phedra parcheggiata nella piazza e all'improvviso si è trovato davanti Donatini, pistola in pugno. L'omicidio sarebbe avvenuto davanti a testimoni, tra cui la moglie dello stesso Sodini, Maria Pia Manfredini, affacciatasi alla finestra ai primi spari. L'uomo avrebbe provato a fuggire, ma è stato raggiunto e freddato da Donatini, che ha scaricato l'intero caricatore. Donatini avrebbe premeditato l'omicidio, rubando al padre la pistola, una calibro 9x21. Sul posto, dopo l'omicidio, è subito arrivata la polizia per i rilievi. Il fratello della vittima è un ispettore di polizia in servizio alla questura di Lucca.
La pistola era regolarmente detenuta dal padre di Donatini al quale il giorno prima, l’aveva sottratta di nascosto prendendola dall’interno dell’armadio blindato dove era custodita unitamente ad altri fucili da caccia. Lo stesso Donatini ha confermato anche di aver provato l’arma in un campo per essere sicuro del funzionamento della stessa, prima di partire questa mattina alle 5.30 a piedi da casa sua, con la scusa di andare a correre, e raggiungere il piazzale ove la vittima parcheggiava la propria autovettura sotto la propria abitazione. Ha percorso otto chilometri a piedi, da casa sua a quella della vittima. Una volta avuto difronte il Sodini, con estrema freddezza, senza dire una parola ha iniziato ad esplodergli contro tutti i colpi che aveva nel caricatore, allontanandosi poi a piedi e dirigendosi verso la caserma dei Carabinieri, percorrendo sempre a piedi altri tre chilometri.
La vittima era responsabile del reparto caldaie negli stabilimenti di Diecimo e Porcari delle cartiere del gruppo Lucart. In tutto, il gruppo Lucart ha più di mille lavoratori. La crisi, spiega chi lavora nelle cartiere, si è fatta sentire anche nel settore ma per gli stabilimenti Lucart non ci sono situazioni di gravi difficoltà. Al 31 marzo scorso si è chiusa una procedura di mobilità che ha interessato una sessantina di persone nei tre stabilimenti.
Intanto il sindaco di Porcari Alberto Baccini è incredulo. "Non so che dire, siamo tutti sotto choc: non riusciamo a spiegarci perchè sia accaduto". Il sindaco di Porcari, Alberto Baccini, tratteggia uno scenario economico e sociale che non evidenzia particolari tensioni che avrebbero portato Donatini a compiere l'omicidio.
Sotto choc i colleghi dell'omicida. Incredulità e sconcerto sono i sentimenti diffusi tra i dipendenti della cartiera lucchese che conoscevano bene sia il caporeparto ucciso che l'operaio che gli ha sparato. «Da noi non c'è ombra di crisi», dicono alcuni senza voler essere citati. Massimo Donatini che aveva paura di essere licenziato e per questo ha sparato al suo capo è descritto come «un bravo caldaista che non ha mai dato problemi e non è mai stato raggiunto da richiami o sanzioni». «Era un lavoratore disponibile e non rischiava proprio nulla», dicono i colleghi.
Donatini è stato trasferito al carcere di Lucca dove oggi si svolgerà l'interrogatorio di garanzia. Le indagini sono coordinate dal pm Antonio Mariotti.
(Notizia in aggiornamento)