Barcellona, "scampati all’inferno di questo folle attentato"

La testimonianza di un gruppo di lucchesi che racconta il dramma sulla Rambla

Walter Tamarri e la compagna Tiziana Rocchi (la prima destra) con altre due amiche lucchesi a Barcellona

Walter Tamarri e la compagna Tiziana Rocchi (la prima destra) con altre due amiche lucchesi a Barcellona

Lucca, 18 agosto 2017 - Hanno vissuto lunghi momenti di angoscia, soprattutto ripensando in pochi drammatici istanti al pericolo appena scampato, mentre con gli occhi sbarrati osservavano le prime terrificanti immagini sulla tv spagnola. A quelle "sliding doors" del tutto fortuite che possono cambiarti la vita. Ci sono anche due lucchesi fra i testimoni dell’attentato sulla Rambla de Mar a Barcellona. Illesi e al sicuro nel loro albergo, fortunatamente. Walter Tamarri e la compagna Tiziana Rocchi erano appena rientrati da un giro sulla Rambla, quando hanno sentito scoppiare il finimondo. Si sono affacciati alla finestra e hanno visto gente a terra a meno di 200 metri, proprio dove stavano passeggiando poco prima. Poi le sirene della ambulanze e della polizia che squarciano l’aria.

"Stiamo bene, sì – racconta al telefono Walter Tamarri, professionista lucchese di 52 anni –. Siamo in hotel per fortuna. Siamo a Barcellona da due giorni. Eravamo appena rientrati da un giro sulla Rambla che alle 5 di pomeriggio è strapiena di gente. Volevano riposarci un po’, ma abbiamo sentito un caos allucinante. Ci siamo affacciati alla finestra cercando di capire qualcosa e subito sono accorse ambulanze, auto e moto della polizia. Abbiamo capito che era successo qualcosa di veramente grave. Poi sulla tv spagnola abbiamo visto le prime immagini: parlavano di un attentato con una dozzina di feriti, ma poi il bilancio è diventato davvero allucinante, tra morti e il caos nel vicino centro commerciale".

"Una scena terribile. Vedere la Rambla così deserta adesso è allucinante. Hanno chiuso le strade, la polizia è in assetto di massima allerta. La polizia ci ha detto di non uscire assolutamente. Nel frattempo ci siamo messi in contatto con Sara, la figlia della mia compagna (anche lei lucchese, ndr), che lavora qui a Barcellona e che dovevamo incontrare adesso. Anche lei sta bene per fortuna. Noi avevamo programmato di restare qui per un paio di giorni, ma davvero vengono i brividi. Soprattutto pensando che eravamo lì a due passi da quell’attentato spaventoso...".