La tragedia in gita. Elia, il più bello e il più 'popolare'. Il liceo attonito piange il suo bomber

Alto, atletico, simpatico: un diciassettenne idolo di tutte le ragazzine

Le indagini e, nel riquadro, Elia Barbetti

Le indagini e, nel riquadro, Elia Barbetti

Cecina, 16 ottobre 2015 -  CON QUEL SORRISO un po’ così, la battuta pronta e i vestiti stilosi. Elia della «quarta L», dove «l» sta per linguistico, lo conoscevano tutti al liceo «Fermi» di Cecina, anche chi non era suo amico. Alto, bello, simpatico, giocava a calcio: aveva tutto quello che serve per essere un ragazzo popolare a 17 anni. Un «bomber», anche nella vita di tutti i giorni per usare il linguaggio dei suoi compagni. A Cecina veniva per studiare ma spesso capitava di vederlo in centro a fare le vasche o a Marina d’estate anche se la sua vita era a San Vincenzo, tra gli allenamenti di pallone, il gruppo di amici, il sabato sera a ballare. Quella di Elia era una personalità che non passava inosservata. «Era il più bello dello scuola, piaceva a tutte le ragazze», raccontano le più piccole, di prima e seconda.

LA DRAMMATICA notizia della sua morte a scuola è arrivata a metà mattinata, a spezzoni, un bisbiglio, un messaggio di whatsapp sul cellulare, piccoli gruppi che si abbracciano e piangono. «Abbiamo subito provato a chiamare i nostri compagni che sono in gita con lui – dicono alcune ragazze di quinta, parte della loro sezione era a Milano con la quarta di Elia – ma avevano i cellulari spenti, glieli hanno tolti...». I genitori dei ragazzi confermano: il pm ha disposto che tutti venissero isolati per poter ricostruire la nottata, gli stessi familiari sono riusciti a stento a sentirli.

LE VERSIONI arrivate agli studenti del Fermi sono discordanti, «ci hanno detto solo che è caduto», ma su una cosa sono tutti d’accordo: Elia non si è gettato dalla finestra volontariamente, non si è tolto la vita. «No, è impossibile. Era sempre felice, l’ho visto anche prima della partenza, era sempre a scherzare e parlare con tutti, non aveva niente che non andava». Un compagno esce dall’edificio scolastico, è corso qui dalla succursale appena ha saputo, ha voluto conferme e ora ha bisogno di prendere una boccata d’aria. «Eravamo insieme pochi giorni fa, l’ultima volta l’ho salutato dall’autobus e lui sorrideva, sorrideva sempre. Che tipo era? Un ragazzo normalissimo ed è questo che fa più incazzare. Non so cosa dire, davvero, e non voglio neanche pensare a cosa possa essere successo».

PER LA PROCURA di Milano si tratta di una caduta accidentale, forse Elia si è sporto da quella finestra perché non si sentiva bene, la sera prima, hanno raccontato i compagni di stanza, avevano bevuto e fumato. «In gita tutti bevono qualcosa, chi non lo fa? Ma Elia non era uno che esagerava». Non se ne capacitano, non hanno neanche il coraggio di cercare una spiegazione, non vedranno più quel sorriso in corridoio e questa per ora è l’unica cosa a cui riescono a pensare.