
Fausta Bonino
Piombino (Livorno), 22 aprile 2016 - "Sono nata per fare l'infermiera, non potrei mai aver ucciso io quei tredici pazienti". Così, in un'intervista al programma Quarto Grado, parla Fausta Bonino, 56 anni, l'infermiera accusata dell'omicidio di tredici pazienti all'ospedale di Piombino e poi scarcerata dal Tribunale del Riesame, che ha annullato l'ordinanza di carcerazione. Sono giorni intensi questi per Fausta Bonino da un punto di vista emotivo. Sta ritrovando la sua famiglia, dopo i giorni passati in carcere, esperienza che definisce drammatica. "E' stata dura soprattutto la prima settimana, quando non potevo vedere nessuno", dice la donna. Che poi parla della vicenda che l'ha portata in carcere: «È stata una cosa veramente tremenda. Veramente un incubo. Nessun criminale è stato mai trattato così».
Poi, grazie anche alle parole del suo avvocato, Cesarina Barghini, 'mangia, cerca di andare avanti, perché è quello che vogliono... sennò vai fuori di testà, l'infermiera ha cercato di farsi «forza per i familiari. Nemmeno per me stessa, ma per i miei familiari», conclude la donna.
Ribadisce quindi la sua innocenza: «No. Assolutamente non avrei potuto fare una cosa del genere», assicura, convinta poi «che un serial killer» nel reparto di rianimazione di Piombino, «non esista... anche conoscendo le mie colleghe», aggiunge dicendo ai familiari delle vittime «di averli nel cuore», di essere «dispiaciuta», ma «che assolutamente» non sono stata lei. Ora ricomincia ad avere fiducia anche nella giustizia: «l'avevo persa» ma, dopo il tribunale del riesame, «comincio a riavere fiducia nella giustizia. Fino a quel momento non ce l'avevo più».
Lei ha sentito, dalla tv, tutte le accuse che le venivano rivolte: «Questo serial killer, tutte queste cose... per due giorni ho pianto. E il mio pensiero era che avessero preso una bella cantonata... di non tirarmene fuori...», dice.
Ricorda gli interrogatori, prima davanti ai carabinieri del Nas, che hanno condotto l'inchiesta, poi davanti al pm Massimo Mannucci, titolare dell'inchiesta: «mi ha trattato proprio malissimo, da criminale... e continuava a dirmi che potevo essere fuori di testa, che poteva esserci una fuori di testa che faceva queste cose... - prosegue l'infermiera scarcerata due giorni fa dal tribunale del riesame di Firenze -. Quando te lo senti dire per tre interrogatori, il primo di 6 ore, il secondo di 5, l'ultimo non mi ricordo se era di 4 o di 5 ore... hanno cominciato a dire che ero fuori di testa, visto che prendevo le pasticche per l'epilessia. Mi è venuto spontaneo dire a mio marito: 'Avrò mica avuto dei momenti...'».
«Mi dicevano: 'Lei, se vuole venire fuori da questa situazione, non deve dire che è innocente. Lei deve dire che non si ricorda e molto probabilmente che ha fatto qualcosa senza ricordarselò. Ti fanno il lavaggio del cervello, veramente... - spiega ancora la 56enne -, ti fanno il lavaggio del cervello, ti fanno dubitare di te stessa».
Poi Fausta Bonino ricorda le parole usate dal pm davanti ai giudici del riesame: «'Sono venuto apposta per dirvi di non rilasciarla perché è un elemento pericoloso: se va a casa uccide i familiari, il marito e tutti i parentì». È stato lì, che ho pensato: «non esco più dalla galera per tutta la vita».