"Ho scoperto il bruco mangia-plastica. Ma ora sono disoccupata in Spagna"

La biologa piombinese Bertocchini: "Sussidio migliore che in Italia"

Federica Bertocchini

Federica Bertocchini

Piombino, 22 maggio 2017 - Ha scoperto un enzima in grado di «digerire» la plastica, ma pochi giorni fa è scaduto il suo contratto di ricercatrice e ora sta cercando il modo di proseguire lo studio ed isolare la molecola. Federica Bertocchini, 49 anni di Piombino, da più di venti lavora all’estero in università e istituti di ricerca. Dall’Inghilterra agli Stati Uniti e infine in Spagna all’Istituto di biomedicina di Cantabria, a Santander.

Ma allora non basta andare all’estero per veder valorizzato il proprio impegno?

«L’esperienza in altri Paesi è molto importante per chi fa ricerca indipendentemente dalla questione economica. La scoperta del bruco mangiaplastica l’ho fatta io, ma il lavoro di squadra è stato fondamentale con i colleghi Paolo Bombelli e a Chris Howe, entrambi biochimici dell’Università di Cambridge con cui ho lavorato e con i quali sono rimasta in contatto».

Purtroppo anche in Spagna, una volta esaurito il contratto si fa fatica ad avere un nuovo incarico, anche se si è fatta una scoperta importante, è così?

«Sì, è così, la stretta sui finanziamenti all’università, vale un po’ per tutta Europa e non è una scelta positiva. Ci sono anche tanti bravi ricercatori e tutti siamo “in gara“ per ottenere i contratti, non è facile».

Quindi addio alla Spagna?

«No, tornerò a lavorare lì, perché in Spagna c’è un assegno di disoccupazione dignitoso che permettere di vivere per qualche tempo. Spero poi di avere un nuovo incarico».

E cosa farà?

«Continuerò gli studi sulla “digestione“ del polietilene da parte della larva Galleria mellonella, la larva della cera. Posso continuare ad utilizzare i laboratori per alcuni approfondimenti».

Ma una scoperta così importante, che potrebbe aiutare tutto il mondo a risolvere il problema dell’inquinamento da plastica, non ha attirato l’interesse di nessuna società privata?

«Per ora no, ma stiamo preparando alcune schede e alcuni rapporti da inviare alle aziende. La nostra scoperta è costata mille euro. Ma la fase successiva richiede risorse adeguate per isolare la molecola e arrivare ad un prodotto in grado di degradare la plastica. E non è scontato che vi si possa arrivare, ma di certo è una strada da percorrere per il bene del pianeta».

Possibile che grandi realtà come Eni non abbiano preso in considerazione la vostra scoperta?

«Devo dire la verità – confessa Federica Bertocchini – non abbiamo ancora pensato ad inviare ad Eni il progetto e una richiesta di finanziamento per la ricerca. Ma lo faremo».