Concordia, Schettino condannato e in carcere, il fratello di una vittima lo chiama / FOTO

Poco prima di andare in cella, l'ex comandante è stato raggiunto dalla chiamata di Russel Rebello. Intanto la gente del Giglio pensa solo alle vittime: "Preghiamo per loro"

Russel Rebello (a sin.) morì nel naufragio. Con lui nella foto il fratello Kevin

Russel Rebello (a sin.) morì nel naufragio. Con lui nella foto il fratello Kevin

Grosseto, 13 maggio 2017 - Francesco Schettino ha passato la sua prima notte in carcere. Dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato i 16 anni di reclusione per il naufragio della Costa Concordia, l'ex comandante si è costituito nel penitenziario romano di Rebibbia. E spunta un retroscena: pochi minuti prima di entrare in carcere Schettino è stato raggiunto dalla telefonata di Russel Rebello, fratello di Kevin, cameriere indiano che perse la vita in quella tragica notte. «Ho visto la notizia su internet e ho pensato che anche lui ha una famiglia, una figlia», dice Kevin. «Gli ha fatto molto piacere. Magari andrò a trovarlo in carcere, ma non ora», dice. Intanto l'Isola del Giglio vive giorni come tanti altri, con l'estate che è vicina e i turisti che sono pronti ad affollare le spiagge. Non c'è voglia di parlare di Schettino, l'unico pensiero è per le 32 vittime di quella notte in cui il gigante del mare si adagiò di fronte a Giglio Porto

L'attenzione, è poi puntata ancora verso il mare: sulla Micoperi 30 la piattaforma che da metà aprile è tornata davanti alle acque di Giglio Porto per proseguire nei lavori di ripristino ambientale dei fondali. Sotto il punto su cui si era adagiata la Concordia si lavora ancora per la rimozione del sedimento e del materiale cementizio nell'area anchor block, i blocchi utilizzati per ancorare le piattaforme al fondale.

«Si chiude una parentesi dolorosa ma rimane ancora aperta una ferita per la comunità di Isola del Giglio. Continuano infatti su altri tavoli le vicende giudiziarie in ambito civile», ha detto il sindaco Sergio Ortelli che ha rivolto un pensiero alle vittime del naufragio. «Rimane ad oggi - aggiunge Ortelli - tutta l'amarezza dell'intera popolazione e del sindaco che la rappresenta per la strada ancora tutta in salita che ci vede, nostro malgrado, protagonisti per il riconoscimento dei danni subiti e delle somme anticipate durante l'emergenza».

«Ognuno deve rispondere di quello che fa davanti agli uomini come giustizia civile e penale e davanti a Dio per le colpe che ha commesso, se le ha commesse. La condanna a Francesco Schettino è giusta, mi sarei stupito se ci fosse stato un ripensamento», è invece il commento del parroco di Isola del Giglio, don Lorenzo Pasquotti. Quella notte fu tra i primi a soccorrere le persone che arrivarono sull'isola con le scialuppe. 

«Si tratta - spiega il parroco - della logica conclusione del processo. Chi sbaglia paga e la legge va rispettata. Schettino era il comandante della nave e dal momento che ha provocato il disastro e la morte di 32 persone non ha dimostrato la sua responsabilità di comandante».

Intanto ha parlato anche Gregorio De Falco, ufficiale della Guardia Costiera che nella notte del naufragio pronunciò contro Schettino il famoso "Salga a bordo c...o". «Non mi fa piacere che un uomo vada in prigione, è un fatto molto triste», ma «è anche vero che la società deve affermare se stessa anche con questa durezza. È bene che i cittadini sappiano che i ruoli, gli obblighi, i doveri e gli oneri devono coesistere necessariamente: non si può prendere il buono e scartare l'onere», ha detto De Falco all'Ansa.