Morì a diciassette anni in ospedale: nuovi accertamenti

Sulla vicenda di Valentina Col ci sarà un incidente probatorio. "Tante cose che non convincono" Il commosso saluto a Valentina / FOTO

Valentina Col

Valentina Col

Grosseto, 30 ottobre 2014 - NON C’È ancora una data, ma è sicuro che i nuovi accertamenti sulla morte di Valentina Col, la ragazzina romana di 17 anni deceduta il 25 agosto del 2013, avverranno in sede di incidente probatorio. E’ quanto chiesto dal legale della famiglia Col, l’avvocato Patrizio Alecce, al pubblico ministero che ha fatto sua l’istanza e l’ha girata al gip Valeria Montesarchio. All’inizio del mese lo stesso giudice aveva accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dal precedente sostituto Laura D’Amelio per nove dei dieci medici finiti sotto inchiesta. Soltanto per il radiologo di Vallo della Lucania che l’aveva visitata dopo la caduta in spiaggia alcuni giorni prima della morte, il giudice ha accolto l’archiviazione. Per i medici orbetellani, invece, le indagini vanno avanti. I genitori di Valentina non si sono mai arresi. Hanno sempre chiesto giustizia. Di sapere come è possibile che una ragazza di 17 anni, atleta e sana sia potuta morire così, senza poter fare niente. 

CON L’ISTANZA di incidente probatorio, l’avvocato Alecce ha chiesto la verifica di alcuni punti focali. A cominciare da una valutazione adeguata della scheda sul rischio tromboemolitico. «Quanto riportato nella cartella clinica — ha spiegato il legale — non ci convince. Secondo il nostro consulente, infatti, in base agli accertamenti riportati, era un valore vicino a 3 e non a 0,5. Quando è superiore a 2,5 deve essere seguita una profilassi specifica che non è stata attivata». Ma non solo questo. «Non ci convince anche il monitoraggio — aggiunge l’avvocato Alecce — che è stato eseguito sulla paziente. Con una frequenza non idonea ai problemi che aveva mostrato Valentina. Per finire, a nostro parere ci sono valutazione omesse su determinati esami clinici effettuati». 

UN ELENCO sostanzioso di cose da approfondire. In contraddittorio tra le parti. Il tribunale, quindi, dovrà nominare alcuni periti che insieme ai consulenti delle parti analizzino meglio i documenti che hanno accompagnato la morte della giovane pallavolista romana. Si dovrà lavorare essenzialmente sui documenti e sulle cartelle cliniche. Dopo il funerale, infatti, il corpo di Valentina è stato cremato, non sarà quindi possibile una riesumazione. Sembra però che nel corso dell’autopsia alcuni organi siano stati trattenuti. Circostanza che potrebbe permettere anche l’esecuzione di ulteriori approfondimenti. Valentina sarebbe stata uccisa da un’embolia polmonare. La giovane atleta aveva cominciato ad accusare i primi dolori dopo una caduta sulla spiaggia, il 14 agosto. Poi la radiografia in una clinica di Vallo della Lucania e alla fine il ricovero a Orbetello, dove la mattina del 25 agosto è morta. 

Cristina Rufini