Speciale Natale. Stinchi e vin brulè: in Santa Croce è ora del mercatino tedesco

Anche quest'anno resterà aperto fino al 20 dicembre / FOTO

Piazza Santa Croce, il mercatino tedesco (NewPressPhoto)

Piazza Santa Croce, il mercatino tedesco (NewPressPhoto)

Firenze, 3 dicembre 2015 - «NESSUNO tocchi il mercatino tedesco di Santa Croce». Quindici anni fa, al debutto delle 35 casette tirolesi del Weihnachtsmarkt (all’epoca mercatino di Heidelberg) davanti alla facciata di Santa Croce l’accoglienza fu tiepida. Il mantra degli scettici fu: «Quelle bancarelle davanti ai marmi del gotico fiorentino sono un cazzotto nell’occhio». Altri tempi: movida soft e decibel ovattati mentre gli alcol tour erano ancora lontani. Poi nel 2013 il diktat della giunta Renzi che bandisce, sulla carta, stinchi di maiale, vin brulé e brezel. «Non sono adatti a una piazza come Santa Croce – tuonò l’assessore alla Cultura, Sergio Givone – stiamo lavorando su un diverso utilizzo delle piazze artisticamente più delicate».

Appello rimasto carta straccia. E al bis dell’anno scorso si è aggiunto il tris di quest’anno col mercatino che, dopo aver aperto i battenti ieri, resterà in piazza fino al 20 dicembre. Non soltanto Germania, ma sapori e chicche da tutto il Nord Europa. Il suo primo sostenitore è un fan d’eccezione: Antonio Di Marcantonio, rettore della basilica di Santa Croce, che ha le idee chiare: «Il mercatino – spiega – è una delle poche manifestazioni che valorizzano realmente la piazza e la fanno vivere a giovani e famiglie». Il francescano è rimasto folgorato dell’atmosfera ai piedi della basilica avvolta dal villaggio di Natale. E quando Palazzo Vecchio, quest’anno, lo ha contattato per chiedere consiglio su dove far sbarcare le bancarelle, prima del via libera alla manifestazione, non ci ha pensato due volte: «Santa Croce: per me è un sì convinto». Tanto da proporlo come cura per una piazza che rischia di diventare l’ombelico della mala-movida. Quella che, oltre a macchiare i marmi della facciata, rompe timpani, cocci e sistema nervoso. «Anche se la situazione quest’estate è molto migliorata rispetto al passato» aggiunge. E il mercatino è diventato un modello in piena regola. «Oltre a vendere oggetti d’eccellenza – commenta il sacerdote – offre alle persone un luogo dove consumare pasti e bevande rispettosamente. È l’esempio di come la piazza possa essere vissuta in maniera educata». I risultati Di Marcantonio li tocca con mano ogni dicembre. Nei 15 giorni di casette tedesche le bottiglie rotte calano (quasi) a quota zero, la movida abbassa il volume e c’è più ossigeno per il marmo dei gradini. «I lavaggi con l’idrante per ripulire quanto lasciato da chi ci beve sopra – aggiunge – a lungo andare li rovineranno. Mi auguro che il mercatino possa restare qui ogni anno. La maleducazione non si combatte con la repressione ma con un processo più lungo che passa soprattutto per iniziative culturali e di aggregazione civile». Il binomio Santa Croce-casette è indissolubile anche per l’Anva Confesercenti che si sono occupati di coordinare l’arrivo dei commercianti di 15 paesi europei. «L’anno scorso – spiega il responsabile Adriano Solli – siamo riusciti a portare qui 250mila visitatori e l’evento ha ricevuto servizi sulle principali tv tedesche. Quello che rende di valore il mercatino è anche il luogo dove si trova. Spostarlo da questa cornice sarebbe una perdita».

Claudio Capanni

 

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