Il killer di Ashley: un po’ buttafuori, un po’ pusher. "Meglio stare lontani da uno così"

Il soprannome da pugile e guai giudiziari. L’identikit del sospetto

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Firenze, 14 gennaio 2016 - UN PO’ PR per animare feste e atmosfere giuste, un po’ buttafuori, un po’ spacciatore di roba pesante che, a Firenze ‘è noto’, ne rifornisce tanti. Un tipo che vende quando per molti è finalmente l’ora d’andare a letto e non perché è terminato il turno di lavoro. Un uomo della notte. In posizione predominante per agganciare le ragazze. O almeno alcune ragazze. Questo il personaggio fermato proprio questa notte e di cui si saprà di più nelle prossime ore. Qualche noia giudiziaria – nel suo ‘profilo’ anche molestie e avances eccessive con le donne, dicono – ma il suo ruolo borderline deve averlo salvato da incidenti di percorso più seri. Uno con cui è meglio evitare discussioni, tanto è robusto e con un soprannome da pugile. Suggestioni, forse ma pure schegge di vita vissuta di uno straniero che avrebbe incontrato Ashley Olsen la notte tra il 7 e l’8 gennaio in cui la 35enne americana della Florida è stata strangolata nel suo monolocale in Santo Spirito. Secondo i medici legali «non oltre le 36 ore» precedenti all’ora del ritrovamento del cadavere, le 14 circa di sabato 9. La Mobile arriva a questa figura, e sembra a un’altra, attraverso alcune testimonianze di buone conoscenti della vittima. Potrebbe essere lui che ha contattato l’americana, o ha risposto a una sua chiamata, al telefono e forse via Whatsapp, la sera dopo l’Epifania.

INCONTRO avversato da un’amica di Ashley, sentita a verbale: ci fu una discussione tra le due ragazze– e la polizia si è fatta spiegare bene il motivo della litigata – poi questa ragazza ritenne la notte brava conclusa. Ashley invece dopo quel contatto telefonico era decisa a proseguirla con un incontro. Non proprio al buio, perché lei conosceva quell’uomo. Ma non un incontro sentimentale. Anzi con un accordo preciso, secondo l’ipotesi investigativa: coca a pagamento, cash. O in cambio di sesso. Suggestioni? Parole, quelle dei testimoni, lasciate andare in un eccesso di libertà mischiato ai fumi dell’alcol? O utili a tracciare una pista plausibile, percorribile, che gli investigatori della Mobile stanno seguendo? E poi: c’erano tracce di cocaina nel monolocale del delitto? ‘No comment’ la risposta laconica del procuratore capo Giuseppe Creazzo.

Torniamo a quella notte che era quasi mattina: Ashley si incontra con il pusher. Come sarebbero arrivati a casa di lei? La polizia ha in mano le riprese filmate di 12 telecamere di sicurezza disseminate tra via de’ Bardi – dove la sera del 7 al «Montecarla» la presenza dell’americana un po’ hippy-bohemienne è ‘segnalata’ con assoluta certezza – e via Santa Monaca. Un fotogramma, un frame, che ritrae lei e la sagoma di un uomo, di quell’uomo. Oppure un’immagine di lui che arriva da solo sotto casa di lei: anche via Santa Monaca è «coperta» da una telecamera posizionata nella traversa vicina.

 

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