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Ascensore caduto nel vuoto all'ospedale, la dottoressa: "Ho sentito una scossa a braccia e gambe"

Careggi, il neurochirurgo che era nell'elevatore racconta la sua disavventura. Gli apparecchi sono vecchi, degli anni Sessanta

L'interno di un ospedale

di ILARIA ULIVELLI

Firenze, 14 marzo 2015 - Paura al Cto. L’ascensore precipita in caduta libera per quattro piani, ferito il neurochirurgo che era stato a visitare una paziente ricoverata al quinto piano del centro traumatologico. E’ successo ieri, poco dopo le 13. Un guasto, probabilmente un malfunzionamento dei cavi, ha sganciato la cabina che è partita senza freni, precipitando a tutta velocità per quattro piani, dal quinto al primo. Dove si è fermata di schianto, grazie all’azionamento del freno di sicurezza che parte in automatico quando la fune si sgancia, si inceppa o ha un guasto. Per la dottoressa a bordo è stato uno choc, ma anche un danno fisico.

«Quando la cabina si è fermata di botto ho sentito una violenta scossa elettrica ai quattro arti: per fortuna si sono aperte le porte, ho chiesto aiuto e sono andata subito al pronto soccorso», racconta la dottoressa che conosce bene la materia, essendo un neurochirurgo. E’ andata bene, i colleghi le hanno messo un collare cervicale. «Mi sono fatta venire a prendere, sono tornata a casa, ma il formicolio alle mani continua». I tre ascensori nel grande corridoio del Cto, quelli quotidianamente utilizzati da centinaia di persone, sono vecchissimi, degli anni Sessanta, quasi sempre in manutenzione. La gestione delle riparazioni è esterna all’azienda Careggi, assegnata con un appalto.

«Per fortuna è successo a me - dice la dottoressa -. Al quinto piano ci sono i pazienti che hanno fratture vertebrali stabilizzate, vertebre ricostruite: se ci fosse stato qualcuno di loro sarebbe stato un problema». Non è la prima volta che succede un episodio del genere, forse la dottoressa è sfortunata, ma proprio a lei era accaduto un’altra volta: tre mesi fa era precipitata con l’ascensore per due soli piani, in quell’occasione senza riportare conseguenze. «Con me c’era un’anziana che si sentì male, motivo per cui le consigliai di andare al pronto soccorso». Lì c’è un viavai perpetuo di gente. Chi può sale a piedi, perché normalmente le cabine sono lentissime. Basta salire su uno dei tre ascensori e ascoltare il continuo lamento, il cigolio perpetuo, per rendersi conto che ci sono molte possibilità che si guasti. Uno dei tre è stato in manutenzione per sei mesi. E uno lo è adesso, fermo da tre giorni.