Sedici anni, in coma per alcol e droga. Trovato in strada dai poliziotti

Portato in ospedale e salvato dai medici. L’allarme degli esperti

Soccorsi (Marco Mori / New Press Photo)

Soccorsi (Marco Mori / New Press Photo)

Firenze, 14 aprile 2017 - GLI AGENTI di una volante, nel corso dei controlli notturni, intorno alle 2,20 di ieri notte sono transitati in via de’ Pazzi. Sdraiato a terra, privo di sensi, hanno visto un giovane. Sembrava morto. Braccia aperte come in croce, sputava alcol e bava. In stato di totale incoscienza. Nessuno aveva dato l’allarme. Di solito non si beve da soli, ma gli amici l’avevano abbandonato. I poliziotti hanno chiamato il 118 e il giovane è stato portato di cosa a S. Maria Nuova.

I documenti dicono che appartiene alla Firenze bene, che ad agosto compirà 16 anni e che è stato ricoverato in condizioni piuttosto serie. Di solito i medici li tengono sotto controllo poi al mattino successivo li riaffidano ai genitori. Lui invece rimarrà ricoverato almeno per due giorni perché ‘paziente non cosciente in stato di etilismo acuto e abuso di cannabis’. Naturalmente la polizia ha avviato le indagini intanto per identificare la persona che gli ha ceduto tutto questo alcol, tanto da andare quasi in coma. E poi per individuare il pusher che gli ha venduto le canne. Ieri mattina quando la madre è arrivata in ospedale, lui non aveva ancora ripreso conoscenza. Ha corso davvero un brutto rischio. A soli 16 anni ancora da compiere.

«NON puntiamo il dito contro i ragazzi che abusano di alcol: la responsabilità è al 50% loro e il restante di chi vende sostanze alcoliche o tabacco senza verificare la loro età. Bisogna responsabilizzare tutta la comunità». Valentino Patussi, responsabile del centro alcologico regionale e di Careggi, lavora quotidianamente con giovani e adolescenti coinvolgendoli in progetti di riflessione e prevenzione. «Non dobbiamo sempre cercare la motivazione del loro uso e abuso di alcolici in crisi personali o esistenziali – ricorda il professore -. A volte sono solo stupidaggini, voglia di mostrarsi grandi o coraggiosi, emulazione di altri che li porta ad eccessi pericolosi». Il centro di Careggi ha proposto che nel percorso alternanza-lavoro venga offerto alle scuole un corso di 5 giorni su stili di vita, partendo proprio dall’alcol, facendo incontrare i ragazzi con gruppi di auto-aiuto: «Le testimonianze dirette – dice il professor Patussi – servono a sperimentare i rischi che vi sono in certi comportamenti. Lo abbiamo già fatto qualche giorno a Prato: i 15 ragazzi di un liceo coinvolti ci hanno detto che gli abbiamo aperto gli occhi al la percezione di un rischio che non avevano compreso. Non sapevano se non avrebbero bevuto più, ma sicuramente lo faranno con una conoscenza diversa». Condannare il minore che abusa di alcol non serve: «Dei genitori mi hanno portato recentemente il figlio che ha avuto un’intossicazione etilica, insieme a due suoi amici: abbiamo messo a frutto questa brutta esperienza senza condannarla. È il modo migliore per prendere coscienza e imparare dall’errore».

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