Firenze, chi era il poliziotto morto nell'incendio. "Ipotesi di un tragico incidente"

Il rogo della caserma Fadini, gli inquirenti: «Negli uffici c’era materiale pericoloso». Al via una super perizia

Giovanni Politi, il poliziotto morto nell'incendio

Giovanni Politi, il poliziotto morto nell'incendio

Firenze, 27 febbraio 2018 - Non ci sono testimoni. Nessuno ha visto, c’è solo chi ha sentito il boato o chi è arrivato quando la furia del fuoco aveva già divorato tutto. Tutto, anche la vita di Giovanni Politi, l’artificiere della polizia di Stato che domenica pomeriggio è morto nel rogo divampato nei locali della caserma Fadini, alla Fortezza da Basso, sede distaccata della vicina questura di via Zara che ospita anche gli uffici dell’immigrazione.

Ma quell'androne che nei giorni non festivi pullula di persone con il passaporto da rinnovare o con le pratiche per il permesso di soggiorno da istruire, l’altro ieri era deserto, o quasi. Come ogni domenica in cui anche il personale in servizio, in quegli uffici prevalentemente amministrativi, è a riposo. E così, per ricostruire cosa sia accaduto, servirà una super perizia: un equipe di esperti che sarà individuata dalla procura (le indagini sono condotte dal sostituto procuratore Fabio Di Vizio, accorso sul posto) che partirà dall’analisi dei luoghi.

L’artificiere, 52 anni, è stato trovato dai vigili del fuoco in un locale al primo piano dell’edificio: si tratta di una sorta di ufficio dove lui e i suoi colleghi artificieri fanno tappa prima di entrare in servizio e al termine del lavoro. In quei locali, però, sarebbero stati stoccati anche i reperti delle attività: materiali pericolosi, la cui presenza, incompatibile con quella struttura in cui si trovano, sullo stesso piano, pure alloggi degli agenti, sarebbe già stata denunciata dagli operatori. Invano.

Domenica, Politi aveva fatto servizio allo stadio Artemio Franchi, dove si è giocata la partita Fiorentina-Chievo. Con lui un collega - sentito ieri mattina in procura - che però, quando è divampato l’incendio – era già uscito. In compenso, sapeva cosa si trovasse in quei locali.

Il pubblico ministero ha anche affidato l’incarico per l’autopsia: sarà fondamentale, assieme alla consulenza, per stabilire ad esempio se ci sia stato prima l’incendio e poi l’esplosione o viceversa.

L’ipotesi più accreditata, in questo momento, è che sia accaduto un incidente. Un imprevisto. Un evento incalcolato che ha colto di sopresa anche un poliziotto preparato come era l’artificiere: aveva speso la sua carriera nelle varie articolazioni della polizia. Dall’ordine pubblico alle volanti. Sempre con la massima dedizione.

E così è stato anche domenica. Dopo la fine del suo turno, si era probabilmente intrattenuto in quella sorta di spogliatoio, una stanza attigua agli uffici del nucleo artificieri. In quel locale si trovano gli armadietti personali, che vengono usato come una specie di guardaroba, dove il personale custodisce i propri abiti ’civili’ e dove viene riposta anche parte di materiali e attrezzature di lavoro.

L’esplosione è stata però molto violenta. Ha rotto i vetri della finestra e piegato la grata esterna a causa dell’onda d’urto della deflagrazione.

Invece, i piccoli scoppi sentiti in successione dai passanti dovrebbero appartenere, almeno in parte, a quelli delle munizioni della pistola d’ordinanza di Politi raggiunte dalle fiamme. Il video girato all’esterno della «Fadini» è visibile sul sito de La Nazione.

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