Georgofili, Firenze non dimentica. E cerca le ultime risposte alla strage

Ventiquattro anni fa lo scoppio dell’autobomba provocò cinque vittime

Un’immagine di via dei Georgofili subito dopo l’esplosione dell’autobomba: le vittime furono cinque

Un’immagine di via dei Georgofili subito dopo l’esplosione dell’autobomba: le vittime furono cinque

Firenze, 26 maggio 2017 -  CATERINA, cinquanta giorni di vita, la sorella Nadia 9 anni, la mamma e il babbo, Angela Fiore e Fabrizio Nencioni, lo studente 22enne Dario Capolicchio morti in una notte di quasi estate. Numerosi feriti (tra cui Francesca, la fidanzata di Dario e figlia di Giovanna Maggiani Chelli che si è sempre battuta per la verità fino in fondo con l’Associazione dei familiari delle vittime). Ingentissimi danni al patrimonio artistico e storico della città, in particolare alla Galleria degli Uffizi ma anche alla chiesa di Santo Stefano al Ponte e all’Istituto e Museo di Storia della Scienza. Per ricostruire la Torre dei Pulci, riparare la chiesa, il complesso degli Uffizi e restaurare le opere danneggiate, furono spesi più di 30 miliardi di lire.

Tutto questo scenario di devastazione, da bombardamento della seconda guerra mondiale, di terrore in un biennio di attacco allo Stato, che ha segnato fortemente la storia fiorentina, è riassunto in un suono nel silenzio: il rintocco della Martinella. Sarà la campana di Palazzo Vecchio a ricordare lo scoppio dell’autobomba piazzata nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993 in via dei Georgofili. Rintocchi come battiti del cuore. Come lacrime che scendono, come carezze a quell’ulivo che ricorda morte e dolore nella strada martoriata.

La bomba ai Georgofili, 1993
La bomba ai Georgofili, 1993

Anche quest’anno nella notte si svolgerà in piazza Signoria una manifestazione che si concluderà con la deposizione alle 1.04, l’ora esatta in cui la bomba esplose, sul luogo dell’attentato, di una corona. Istituzioni e gente comune. Gonfaloni e poche parole. Ma non è retorica. Firenze non dimentica e non può dimenticare mai quella ferita tanto profonda quanto inattesa. Che la fece scoprire vulnerabile, bersaglio della mafia ma al tempo stesso più forte come ai tempi della Grande Alluvione.

Non solo dovere della memoria. Ma da ogni ricorrenza anche la forza per andare avanti. Per far capire ai ragazzi la strada giusta da seguire. E anche per dare forza alle indagini. Ergastoli sono stati comminati per esecutori e mandanti. Ma ancora tante cose da capire. Durante un interrogatorio nel 1994, il pentito Salvatore Cancemi disse: «Cosa Nostra non ha la mente fina di mettere un’autobomba come quella di Firenze: sono pienamente convinto che questo come gli altri fu un obiettivo suggerito». Piero Luigi Vigna, responsabile delle indagini, affermò che dietro le stragi ci sono stati «mandanti a volto coperto». Firenze non dimentica. Dal ricordo di quello squarcio a ridosso degli Uffizi è nata ancor più forte la consapevolezza di alzare i muri alla criminalità e alle sue infiltrazioni. «Sii, tra grazia e sofferenza, grande ancora una volta, sii splendida, dura eppure sacrificale. Ti soccorra la tua pietà antica, ti sorregga una fierezza nuova. Sii prudente, sii audace. Pace, pace, pace» scrisse Mario Luzi dopo l’attentato.

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