Forteto: anni ’80, i genitori denunciano: "I nostri figli plagiati dal profeta"

Seguono Fiesoli e rompono con le famiglie: così nasce la “setta”

Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità 'Il Forteto'

Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità 'Il Forteto'

Firenze, 22 giugno 2015 - Nel gennaio del 1980 un gruppo di genitori sporge una denuncia collettiva. Tutti hanno riscontrato che i loro figli, da quando hanno conosciuto Rodolfo Fiesoli alla parrocchia pratese della Querce e hanno intrapreso con lui l’esperienza di comunità-cooperativa (è l’inizio del Forteto), hanno stravolto il loro atteggiamento verso la famiglia originaria.

Hanno abbandonato il loro lavoro o gli studi (anche universitari), hanno racimolato i risparmi e vivono sotto lo stesso tetto. Fin qui niente di strano, visto che a quell’epoca un certo stile di vità libertario era assai in voga, se non fosse che, con l’inizio di quell’esperienza, la rivoluzione aveva coinciso con la rottura totale con i genitori. E per il babbo o la mamma che cercava un contatto o qualche spiegazione, c’erano botte o altre angherie.

Insomma, erano i segnali, secondo quelle famiglie, che la comunità aveva i connotati della setta, i cui leader Fiesoli e Goffredi (dei quali poco sapevano), per altro anagraficamente più grandi di tanti membri della neonata comunità, avevano un forte ascendente sulla “massa“, che pareva in soggezione.

Ma all’inizio di quell’esperienza, di contraddizioni ce ne furono tante. Fiesoli, ad esempio, benché gravitasse intorno alla parrocchia, si definiva comunista e criticava i fondamenti della chiesa dando di falso a chi andava alla Messa, identificandosi allo stesso tempo in Cristo.

«Devo dire che con queste cose un po’ faceva presa – confessa un testimone alla commissione regionale d’inchiesta –, perché sinceramente è come dire che le famiglie sono tutte egoiste, chiuse e non vogliono aiutare il prossimo: erano questi gli argomenti per infinocchiare anche noi quando avevamo 17 anni, perché noi si verificava che era così in casa, ossia che i genitori cercavano di essere un po’ più chiusi, di essere preoccupati e di non aiutare.. no? Lui martellava su queste cose. Nell’ambito della chiesa sapeva bene i punti deboli che potevano essere e li usava tutte le sere, insomma».

Una del gruppo storico del Forteto, poi uscita, ha raccontato che a quei gruppi, il parroco della Querce «passava le prime volte, ci sarà stato due volte alla riunione con noi lì a parlare del più e del meno, ma in genere se ne andava e ci lasciava la stanza. Si stava da noi, e questo teatrino lo portava avanti Rodolfo: Rodolfo e un po’ Luigi Goffredi, che erano i più anziani». Ma perché Fiesoli così distante dalle posizioni della chiesa, si ritrova in un gruppo che si raduna proprio intorno a una chiesa? Lo spiega un altro di quella comitiva: «E’ banale: lui abitava davanti alla parrocchia della Querce, non c’erano altri locali… sì, sì, so che lui aveva un’origine… era un comunistaccio sfegatato, anch’io, e lui il cristianesimo e il socialismo li metteva insieme».

stefano brogioni

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