Vino adulterato spacciato per doc, chiesto il processo per nove persone

L'inchiesta è partita nel 2015 a Empoli e nel circondario

Il blitz dei Nas è scattato nella Chinatown di Milano

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Empoli, 23 gennaio 2018 - Sono nove le richieste di rinvio a giudizio nel caso del vino adulterato spacciato per doc. Una vicenda che si svolge nell'empolese e che vede al centro una azienda in cui il presunto vino adulterato veniva imbottigliato. L'inchiesta è iniziata nel 2015 è stata condotta dai carabinieri del Gruppo tutela della salute di Roma e del Nas di Firenze e coordinata dalla Dda fiorentina.

 Le accuse, a vario titolo, vanno dall'associazione per delinquere per la frode in commercio alla contraffazione di marchio e dell'origine del vino, dalla frode in commercio alla vendita di sostanze non genuine e riciclaggio. Il vino, di bassa qualità, veniva adulterato. Non risultò dannoso per la salute ma la frode saltò subito agli occhi degli investigatori.

Il vino veniva imbottigliato come doc, veniva spacciato per uno dei grandi "supertuscan" e quindi spedito in Paesi esteri, in particolare in Costarica. La destinazione veniva facilitata grazie a una società i cui titolari erano stati indagati anche per 'Mafia Capitalè e la cui sede fiscale era a Roma. Tra i nove per cui c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio, anche i tre che nel 2015 vennero arrestati e a cui poi venne dato l'obbligo di dimora.