L’ultimo desiderio: morire a casa sua. E da Empoli partono per la Romania

Infermiera e due volontari della Misericordia accontentano un’anziana

Adele Carli, Gianmarco Marconcini e Daniele Guazzini. Foto Nucci/Germogli

Adele Carli, Gianmarco Marconcini e Daniele Guazzini. Foto Nucci/Germogli

Empoli, 4 febbraio 2017 - Era arrivata in Italia per fare la nonna. Per dedicarsi al nipotino, dando una mano alla figlia. Una gioia che presto si è tramutata in un incubo. La donna originaria dell’Est Europa si è trovata a dover fare i conti con un male di quelli che non danno scampo. L’ha aggredita fino a ridurla allo stremo, alla consapevolezza della fine che si avvicina e a un ultimo grande desiderio. Tornare a casa, rivedere un’ultima volta la Romania, la sua terra, i suoi affetti, il figlio lontano. Un sogno che, dopo essersi infranto contro le regole dei cieli – impossibile per lei volare – è diventato realtà on the road. Dopo aver macinato oltre 1.800 chilometri a bordo di una delle ambulanze della Misericordia di Empoli.

A rendere possibile questo viaggio tanto ambito, la sinergia vincente tra Adele Carli, infermiera 52enne con un una trentina di anni di divisa sulle spalle, Daniele Guazzini e Gianmarco Marconcini. Il primo è dipendente, il secondo volontario dell’Arciconfraternita. Loro si sono alternati al volante del mezzo partito da Empoli e arrivato nella città romena di Onesti. «Come nasce un viaggio di questo genere? Dalla condivisione del dolore di una donna ai suoi ultimi giorni di vita – spiega con semplicità e garbo Adele –. Dalla comprensione dell’importanza di luoghi e affetti. Non è stata fatta una richiesta, bensì una preghiera alla quale non era possibile dire di no. E perciò abbiamo tentato, forti dell’energia anche di chi è rimasto qui. Con me c’era un reparto intero, quello di medicina, dal quale ho preso qualche giorno di ferie per poter tentare questo lungo viaggio».

Tutto è stato deciso in pochissimo tempo: del resto, per la sfortunata nonna di tempo ne era rimasto davvero poco. Dopo il fallimento della partenza in aereo tentata sabato scorso, «martedì in giornata abbiamo deciso, accogliendo le richieste della famiglia, di partire in ambulanza – raccontano Daniele e Gianmarco –. E’ stata una prima volta per tutti noi. Un’esperienza di grande responsabilità che ci ha ripagato con la grande emozione di aver accontentato la signora. Gli occhi lucidi dei familiari, la loro gratitudine: sono sensazioni che non si descrivono e che resteranno sempre con noi». C’è emozione nel ricordo, tanta quanto la volontà di condividere i meriti della missione compiuta «con chi ha organizzato il viaggio andata e ritorno nei minimi dettagli ed è stato costantemente in contatto con noi, strada facendo», sottolinea Daniele, riferendosi agli operatori della Misericordia.

Italia, Slovenia, Ungheria e Romania i paesi europei attraversati, macinando circa 3.700 chilometri, tra andata e ritorno. Partiti intorno alle 3 del mattino di mercoledì sono arrivati all’ospedale di Onesti verso le 4 del giorno dopo, salvo poi ripartire dopo qualche ora di sonno indispensabile in un hotel messo a disposizione dalla famiglia della paziente, al cui fianco, nel viaggio, è rimasta la figlia. «Sono servite circa 25 ore all’andata – ricordano i tre, ribattezzati ‘il team’ tale è al loro affiatamento –. Al nostro arrivo, abbiamo trovato un’accoglienza davvero lodevole. Da parte di tutti, personale dell’ospedale e familiari della signora. Ci hanno ringraziato in ogni modo». Parole sincere, commosse. «Avevano perso le speranze di riuscire a riportare la loro madre a casa, di accontentarla – riflette Adele –. Abbiamo realizzato il loro sogno: nonostante le sue condizioni disperate, gioivano di qualcosa. Qualcosa che a volte non cogliamo. L’importanza di essere a casa».