Non si pensa ai disabili solo a parole

Il commento

LUCA BOLDRINI

LUCA BOLDRINI

Firenze, 1 giugno 2016 - Altro che "Pubblicità progresso"... Ai disabili non servono astruse parole politicamente corrette per definire la loro condizione, servono rampe, serve che siano lasciati liberi i posti per la sosta a loro riservati, serve poter trovare un lavoro. E magari potersi svagare, per esempio andando allo stadio a vedere una partita di calcio. Attenzione, però, se sei costretto su una carrozzina e abiti nella terza città dell’Italia Centrale (Prato), può essere un problema.

Lo spunto ce lo dà la vicenda di Alessandro Tartoni, disabile pratese, grande tifoso della squadra della sua città. E’ costretto a guardare le partite a bordocampo, perché alle tribune non si può accedere. Fin qui poco male, anzi: bellissimo vedere le partite da lì. Però non ci potrebbe stare. Di solito nessuno gli dice niente, domenica scorsa invece, in occasione dello spareggio salvezza tra i lanieri e la Lupa Roma, un troppo solerte commissario di campo della LegaPro lo ha fatto uscire dal recinto. "Manca la piazzola prevista dal regolamento", ha spiegato con inflessibile rigidità.

Dieci e lode per far rispettare il regolamento senza tentennamenti, zero tondo tondo in umanità. Di certo però non si può fare a meno di notare che il fatiscente stadio Lungobisenzio è un impianto pubblico eppure pieno di barriere architettoniche: per i disabili non c’è nemmeno il bagno. Le tribune sono inaccessibili. Ma allora a cosa servono tante chiacchiere sui diritti dei disabili se non siamo nemmeno in grado di farli entrare tranquillamente in uno stadio? Pare che il Comune di Prato abbia promesso interventi in merito. Aspettiamo fiduciosi, aspetta soprattutto un tifoso in carrozzina.